33ª DOMENICA T.O. – ANNO C

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Canto


Atto penitenziale

Signore Gesù, il tuo Regno è vicino ma noi non riconosciamo i segni che lo annunciano: abbi pietà di noi.
Signore, pietà!

Cristo Signore, il tuo giorno è vicino ma noi non perseveriamo nell’attesa: abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!

Signore Gesù, il tuo giudizio è vicino ma noi non viviamo nella tua giustizia: abbi pietà di noi.
Signore, pietà!

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.

Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, donaci di tenere salda la speranza del tuo regno, perché perseverando nella fede possiamo gustare la pienezza della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    Mal 3,19-20a

Dal libro del profeta Malachia
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno.
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio.
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 97 (98)

Rit. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Rit.
Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra.
Rit.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.
Rit.

 

Seconda Lettura    2Ts 3,7-12

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi.
Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Lc 21,28

Alleluia, alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Lc 21,5-19

Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
(si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

Non abbiate paura,
nemmeno un capello
del vostro capo
andrà perduto

 

 

La nostra preghiera di oggi

Rendiamo grazie al Padre che in Cristo ha redento tutto. Noi attendiamo il suo ritorno glorioso nella fiducia che nemmeno un capello del nostro capo perirà.

  • Vieni Signore in mezzo alla tua Chiesa
    – e donale l’umiltà di affidarsi alla tua misericordia e il coraggio di annunciare il Vangelo.
  • Vieni Signore incontro alle nostre paure
    – e vinci con il tuo amore i nostri egoismi.
  • Vieni Signore su tutti i superbi, su coloro che commettono ingiustizie e su chi ha progetti di guerra e di morte:
    – sconvolgi la loro prepotenza con la tua Parola che non tramonta.
  • Vieni Signore su coloro che governano, perché si pongano in ascolto del grido dei bisognosi, dei poveri,
    – e si adoperino per rispondere con scelte concrete ed efficaci a questo grido che sale verso il Padre.
  • Vieni Signore e dai forza a chi lavora per la pace,
    – a chi si impegna nel mondo per rendere visibile il tuo regno di giustizia.
  • Vieni Signore e ispira le scelte dei tuoi figli perché, attenti ai segni dei tempi, nella fedeltà a te e all’umanità, vivano l’impegno quotidiano dell’accoglienza dei poveri nel tuo nome
    – e sperimentino concretamente che “si è più beati nel dare che nel ricevere”.
  • Vieni Signore e rinnova la speranza che, insieme con Rita, Massimo, Fabio, ancora Fabio, e tutti i nostri fratelli e sorelle defunti,
    – parteciperemo alla gloria del tuo Regno.

(Tutti): O Signore, tu che ci hai promesso il tuo aiuto nelle difficoltà del tempo presente, concedi a noi di essere perseveranti sino alla fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». (Lc 21,18-19)

 

Comunione

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Efesini capitolo 1, 1Tessalonicesi 5,1-28. Il cristiano vive il presente nel segno della speranza in Cristo, ricapitolatore di tutto l’universo. Con questa speranza impegnamoci nel presente, scorgendo anche dentro la contradditorietà delle situazioni umane il segreto radicarsi del Regno di Dio.

Letture di domenica prossima, XXXIV del tempo ordinario, festa di Cristo Re
2° Libro di Samuele 5,1-3; Salmo 122; Lettera ai Colossesi 1,12-20; Luca 23,35-43.

Lavorare per la pace nell’attesa del Regno
La pace fra Dio e l’uomo si è realizzata in maniera tale che inviando Gesù è Dio che ha fatto il primo passo e ha imposto il sacrificio a se stesso anziché imporlo all’uomo.
Una concreta politica di pace è una politica del primo passo, che è sempre stata considerata troppo rischiosa e quindi troppo utopistica, perché non è possibile prevedere la reazione dell’altro. Ma forse un giorno dovremo ammettere che questa politica del primo passo, di rinuncia unilaterale, di vantaggio lasciato all’altro, resta la sola vera possibilità di mantenere la pace. Non dovrebbero le Chiese prendere sotto la loro protezione coloro che sono vilipesi come «politici della distensione», coloro che hanno il coraggio di fare delle concessioni? ( … )
Quando predichiamo la pace, cori un realismo spoglio d’illusioni, non dobbiamo neppure tacere, col pretesto che non stanno bene nell’insieme, le affermazioni apocalittiche contenute negli ultimi discorsi di Gesù (cf. Mt 24,6ss e Lc21,5-19: «Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre… Si solleverà popolo contro popolo») o nell’Apocalisse di Giovanni (per esempio 6,4: «A colui che lo cavalcava [il cavallo rosso] fu dato potere di togliere la pace dalla terra»). Significherebbe cambiare il loro senso se venisse tratta questa conclusione: fino al ritorno di Cristo – quindi finché durerà la storia della terra – ci saranno guerre e quindi tutto ciò che è possibile fare in favore di un mondo senza guerra è un qualcosa di incongruo. Ma questi passi apocalittici hanno nondimeno la funzione di esortarci «alla pazienza e alla speranza contro ogni evidenza» e di preservarci da un ottimismo facile – un ottimismo razionalista – di fronte alla storia. L’essenziale che deve essere presente nella predicazione delle Chiese sulla pace è 9 Regno di Dio che deve venire: «Il Regno in cui sorridono la pace e la gioia». Questa pace del Regno senza sofferenza, senza lacrime, senza morte, nella comunione con Dio, comunione che niente può più ostacolare (Ap 21, 1ss), non possiamo costruirla da soli e d’altronde non ce n’è bisogno. È Dio stesso che ce la concede.
Questo Regno non viene dalla storia, viene nella storia e la trasforma perché ci spinge a esprimere la speranza per esso mediante un’azione in armonia con la sua pace e a lasciarlo risplendere per un istante. «Noi possiamo vedere il mondo solo alla luce del Regno di Dio che ci è stato annunziato… non possiamo creare noi stessi questo Regno: ma tutto ciò che contribuisce a rendere la vita e la convivenza degli uomini meno pericolose, più sicure, più gioiose e più umane è nella direzione della pace del Regno di Dio in cui speriamo». Poiché – e questo è sicuro – questo Regno verrà assieme alla sua pace, noi possiamo, con speranza e realismo, operare alla realizzazione di un mondo senza guerra, senza lasciarci paralizzare dalle inevitabili delusioni e neppure dalla possibilità che la pace del mondo, che non è «l’età dell’oro», possa «diventare facilmente una delle più tristi epoche della storia dell’umanità» scrive von Weiszácker. Gli sforzi che la Chiesa compie in favore della pace nel mondo debbono essere accompagnati dalla predicazione della pace, predicazione che impedisca a questi sforzi di esaurirsi un giorno nella depressione o di trasformarsi in cinismo; questa predicazione ha dunque una funzione insostituibile. Per mezzo di essa noi compiamo il nostro servizio con coraggio (cf. Lc 21, 28) e con un ottimismo che trova al di fuori di sé la propria ragione.
W. Krusche, La nostra pace in Cristo…, pp. 86‑87.


Poesia di Didier Rimaud
Quando toglieremo le tende, senza rumore,
più nudi di quando siamo nati,
senza bagagli e senza nulla,
quando la ruggine e i vermi
intaccheranno le nostre ossa,
suoneremo, soli, ai cancelli del Giardino.
Che importa?
Ha inchiodato la morte sul legno
la mano di Dio che aprirà
le porte!
Dopo aver avuto il ventre incollato alla terra,
e saremo tutti a brandelli, rovinati da ogni parte;
e per aver tanto dormito nel letto dei cimiteri,
avremo la pelle tutta bucherellata.
Che importa?
Avrà dell’argilla fra le dita
la mano di Dio che aprirà
le porte!
Ci reggeremo a stento, zoppicanti,
buffi spavetapasseri, burattini sfasciati.
E per aver perduto tutto
per quattro soldi che luccicano
le nostre povere mani saranno come panieri bucati.
Che importa?
Ci sarà una rossa ferita
sulla mano di Dio che aprirà
le porte!
Tristi uccelli spennati
sotto i lampioncini delle nostre feste,
carcasse mattutine senza smorfie né belletto,
per non aver saputo piangere, chineremo la testa,
avremo un gran desiderio di vederti,
e tanta vergogna.
Che importa?
Brilleranno lacrime umane
negli occhi di Dio quando si apriranno
le porte!