31ª DOMENICA T.O. – ANNO C
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Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù, sei entrato nella casa di Zaccheo: vieni oggi nella nostra casa e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, ti sei seduto alla tavola dei peccatori: siedi oggi alla nostra tavola e abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, sei venuto a cercare e salvare ciò che era perduto: vieni oggi a cercare chi invoca la salvezza e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio, amante della vita, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, donaci di accoglierti con gioia nella nostra casa
e aiutaci a condividere con i fratelli i beni della terra. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sap 11,12-12,2
Dal libro della Sapienza
Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento.
Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita.
Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 144 (145)
Rit. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Rit.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Rit.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Rit.
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Rit. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore
Seconda Lettura 2Ts 1,11-2,2
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 3,16
Alleluia, alleluia.
Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 19,1-10
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
(si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Oggi
devo fermarmi
a casa tua
La nostra preghiera di oggi
Il Signore che ci invita alla sua amicizia accolga le preghiere che gli rivolgiamo per noi e per tutto il mondo.
- Gesù passando alzò lo sguardo e vide Zaccheo:
– donaci il suo sguardo per accogliere ogni persona, liberaci da ogni intolleranza e durezza, da ogni incomprensione e chiusura reciproca. - Gesù ha detto: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua»:
– fa’ che siamo sempre pronti ad accogliere il suo passare nella nostra vita. - Gesù ha detto: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa»:
– fa’ che le nostre case siano spazio di vita e le nostre famiglie siano luogo della tua presenza. - Gesù è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto:
– fa’ che sappiamo riconoscerci peccatori e che accogliamo la salvezza che tu ci offri. - Guida la storia dei popoli verso la pace:
– di fronte al male gli atti di governo e della giustizia non siano frutto della paura o della repressione violenta ma siano animati dal desiderio della verità, della solidarietà e dell’integrazione. - Lunedì è l’anniversario del Patto di famiglia con il quale l’Elettrice Palatina, nel 1737, si è assicurata che le opere d’arte raccolte dalla famiglia Medici rimanessero per sempre a Firenze:
– aiutaci a valorizzare questo straordinario tesoro di bellezza e di cultura per diventare persone e cristiani migliori. - Venerdì è l’anniversario dell’alluvione di Firenze del 1966:
– il ricordo ci ispiri il rispetto nei confronti della della natura e la valorizzazione della solidarietà nei momenti difficili. - Sabato è il 45° anniversario della morte di Giorgio La Pira:
– il nostro quartiere e il nostro stile di convivenza possano essere memoria testarda di una politica ispirata ai valori più profondamente evangelici. - Rinnova in noi la speranza che insieme a Licia, Fernando, Francesco, Andrea e a tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti ci accoglierai nella tua pace,
– nel banchetto eterno della gioia.
(Tutti): Ti rendiamo grazie, Padre di tenerezza e di bontà, per il tuo figlio Gesù Cristo: ancora oggi ci invita alla tavola dei peccatori; venendo in mezzo a noi, ci inonda della gioia della salvezza. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. (Lc 19,5)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Il fariseo si pone davanti a Dio senza lasciare spazio alla sua opera di grazia e al suo dono. La nostra preghiera chiede allora la capacità di fare spazio a Dio affinché egli realizzi in noi il suo progetto di amore. Leggi Matteo 6,5-8 e 1Pietro 5,6-11.
Letture di domenica prossima, XXXI del tempo ordinario
Sapienza 11,23-12,2; Salmo 144; 2ª lettera ai Tessalonicesi 1,11-2,2; Luca 19,1-10
Lasciarci incontrare nelle nostre miserie – J. Corbon
Attraverso questa parabola, Gesù vuole gettare luce su una scena che noi recitiamo ogni giorno sul palcoscenico del nostro teatro interiore: quella in cui compiamo dei veri e propri virtuosismi per giustificarci. In questo primeggiamo, sia come registi, sia come attori. Giustificarsi significa da un lato considerarsi giusti e apparire tali, e dall’altro vuol dire anche rendersi giusti quando si è agito male o quando gli altri ritengono che abbiamo agito in tale modo.
Nel primo modo di intendere la nostra giustificazione, considerarci giusti è una cosa per noi davvero essenziale, è la nostra immagine ideale, e dal momento in cui tale immagine cominci a essere un po’ scalfita, soprattutto dagli altri, ma anche a opera della nostra stessa coscienza, allora con un movimento istintivo ristabiliamo l’equilibrio, come quando mentre stiamo camminando inciampiamo in qualche ostacolo: “No! Sono davvero quello che voglio essere, dunque ho ragione, sono giusto!”.
Nell’altro modo di intendere la nostra giustificazione, la sceneggiata si spegne sul nascere, perché si può ridiventare giusti solo quando si riconosce di non essere stati tali. Ebbene, una simile ipotesi, sul nostro palcoscenico, non siamo disposti ad accettarla. Se non ne siamo convinti, chiediamo agli altri quanto tempo passiamo a giustificarci davanti a loro anche per la più piccola bazzecola. È incredibile! In questo teatro, giriamo in tondo su noi stessi sprecando energie; soprattutto, però, non amiamo. Ritocchiamo, imbellettiamo la nostra bella immagine guardandoci allo specchio, ma ciò non cambia nulla alla realtà!
Noi siamo a immagine di Dio. Quando vediamo che abbiamo agito male, ci è insopportabile la visione del nostro disaccordo con l’ideale di perfezione che ci eravamo fatti: perdiamo la faccia davanti agli altri. È una cosa insopportabile, che diventa motivo di molte miserie, dapprima per il nostro equilibrio interiore, ma poi soprattutto per quelli che entrano in rapporto con noi.
Si dice in questa parabola che “chi si umilia, torna a casa giustificato”. Perché? Lo si può capire unicamente in Gesù, ed è per questo che è lui a parlarci in questo frangente. Egli è l’unico, lui, il nostro Dio, splendore del Padre e immagine del Dio invisibile, ad abbassarsi, a partire dall’incarnazione, per assumere tutto ciò che siamo, comprese le nostre miserie e i nostri peccati, e ad abbassarsi fino al punto estremo della nostra morte: ecco la Pasqua, quale ci è rivelata dall’icona della discesa agli inferi. Per incontrarci, per esaltarci assieme a lui, Gesù scende nelle nostre profondità e rimane sempre presente in esse. Se lo cerchiamo su quel piano più elevato nel quale siamo idealmente magnifici ‑ ma allora stiamo cercando noi stessi ‑, non lo incontreremo mai. Egli ci fa scendere nel nostro cuore: è lì che ci aspetta.
Ed è una discesa senza fine, perché è in questo che sta la nostra meraviglia: siamo una capacità infinita di Dio, una capacità di amare a sua immagine, di un amore sempre nuovo, senza limiti. Ma per diventare somiglianti al nostro Dio che è amore, bisogna riscoprire ogni volta che non amiamo, che non sappiamo amare. Non vi è nulla di disonorevole in questo, anzi: è allora che potremo davvero diventare autentici, e la verità ci farà liberi. La verità, però, di per sé non libera: l’umiltà non è un’operazione mentale, ma è rimettere i piedi a terra, sull’humus della nostra realtà.
Noi non diventiamo umili completamente da soli, altrimenti saremmo persi, come sulla luna. No, basta esser là, davanti al Signore che si sporge verso di noi per attrarci verso il Padre e darci la vita. Essere umili è riconoscere lui, offrendo noi stessi alla sua misericordia. Spesso pensiamo che essere umili voglia dire riconoscere i nostri torti: ma allora siamo ancora sul nostro palcoscenico, in un circolo vizioso. Essere umili è riconoscere nella fiducia colui che è il solo a essere amore, il solo ad amare gli uomini, e ad amarli in quella condizione di miseria nella quale essi non sanno, né possono amare. È questo infatti essere peccatore, molto più che contravvenire alla nostra coscienza morale: è non amare. Solo Gesù può farcelo scoprire, ma proprio per darci l’amore con cui poter poi amare a nostra volta. Ecco la liberazione, la nostra esaltazione presso il Padre.
Chiediamo allora al suo Spirito santo di insegnarci ad amare la verità. Essere veri non significa soltanto vedere ciò che si è, ma è amare la verità e colui che in noi è la verità. L’umiltà è fiduciosa, ed è per questo che essa è l’inizio dell’amore. Entriamo dunque risolutamente nel cammino pasquale, con il desiderio di essere veri nella fiducia e nell’amore.