27ª DOMENICA T.O. – ANNO C

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

Canto


Atto penitenziale

Signore Gesù, noi crediamo in te:
guarda la nostra poca fede
e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!

Cristo Signore,
noi siamo tuoi servi inutili:
guarda la nostra miseria
e abbi pietà di noi
Cristo, pietà!

Signore Gesù,
noi abbiamo fatto quanto dovevamo fare:
guarda l’opera delle nostre mani
e abbi pietà di noi
Signore, pietà!

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.

Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, che soccorri prontamente i tuoi figli e non tolleri l’oppressione e la violenza, rinvigorisci la nostra fede, affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo, nella certezza che la nostra ricompensa è la gioia di essere tuoi servi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura    Ab 1,2-3;2,2-4

Dal libro del profeta Abacuc
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 94 (95)

Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Rit.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Rit.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.

 

Seconda Lettura    2Tm 1,6-8.13-14

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Fil 2,15-16

Alleluia, alleluia.
La parola del Signore rimane in eterno:
e questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Lc 17,5-10

Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
(si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

Se aveste fede
quanto
un granello
di senape…

 

 

 

La nostra preghiera di oggi

Fratelli e sorelle, Cristo è il centro vivo della nostra fede. È lui che dona lo spirito che suscita la fede. Noi, servi inutili, riconosciamo i suoi grandi doni.

  • Tu hai affermato che una fede grande quanto il piccolissimo granello di senape è capace di cose grandi.
    – Tu ci doni la fede che rende possibili, in un mondo efficientista e distratto, l’amicizia e la fraternità e, nella gratuità dell’incontro, chi era lontano diventa vicino.
  • Tu guidi e sostieni i passi di chi, nonostante le divisioni fra i popoli e gli interessi internazionali, collabora con te
    – per riportare il cuore degli uomini sulla via della pace.
  • Il tuo Spirito di forza, di amore e di saggezza ravviva in noi l’abbandono alla tua volontà;
    – sapendo che siamo servi inutili, possiamo solo gioire nel riconoscere che tutto viene da te.
  • Quando viviamo la sofferenza o il dramma della violenza e dell’ingiustizia,
    – tu sei solidale con noi e il tuo spirito ci dà la forza di rimanere fedeli nel tuo amore e di attendere, anche se indugia, la tua pace.
  • Signore, aumenta, fortifica, approfondisci la nostra fede
    – e il ricordo dei nostri fratelli e sorelle defunti si apra alla speranza di ritrovarci tutti nel tuo Regno.
  • Signore, ti ringraziamo per i momenti belli e importanti che ci hai donato in questa estate:
    – i campiscuola, i centri estivi, l’oratorio estivo, l’iniziativa “pizza e campino”, la scuola nazionale per formatori all’evangelizzazione e alla catechesi, l’inizio del percorso di riflessione sull’iniziazione cristiana.

(Tutti): O Signore, concedi a noi di vedere e giudicare tutto secondo il pensiero di Cristo, di scegliere ed amare come lui, di vivere la comunione con te come lui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». (Lc 17,5-6)

 

Comunione

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Paolo scrive ai Galati richiamandoli alla fede che genera salvezza e chiama alla libertà dei figli di Dio: Lettera ai Galati, capitoli da 3 a 5.

Letture di domenica prossima, XXVIII del tempo ordinario
Secondo libro dei Re 5,14-17; Salmo 98; Seconda lettera a Timoteo 2,8-13; Luca 17,11-19

Riflessioni sulle letture
La fede è il tema unificante la prima lettura e il vangelo. Nella prima lettura si tratta della fede messa alla prova dal silenzio e dall’inazione di Dio e chiamata a divenire attesa perseverante e fiduciosa nella promessa di Dio. Così, anche in tempi bui, il giusto troverà vita grazie alla fede. Nel vangelo si tratta della fede come realtà non quantificabile, ma qualitativa, caratterizzata dalla relazione di abbandono fiducioso del servo al suo Signore.
Di fronte alle parole di Gesù che parlano di perdono fino a sette volte al giorno nei confronti del fratello che pecca (cf. Lc 17,3-4), gli apostoli pregano Gesù di accrescere la loro fede (cf. Lc 17,5). Essi mostrano così di aver ben capito che il perdono non è solo un gesto etico, ma è evento escatologico, dono dello Spirito santo, irruzione del Regno di Dio nella vita degli uomini. Mostrano di aver capito che la comunione nella comunità cristiana – comunione a cui è essenziale il perdono – è possibile solo grazie alla fede, al far regnare la signoria di Dio. Ma chiedendo la fede essi mostrano anche di aver compreso che la fede è dono che trova nel Signore stesso la sua origine e la sua fonte. E mostrano di aver capito che della fede – propria e altrui – non si è padroni e non la si può imporre, ma solo la si può accogliere con gratitudine e nutrire con la preghiera. E ancora che anche per loro, “gli apostoli” (Lc 17,5), i Dodici scelti direttamente da Gesù, la fede non è una realtà scontata. Anzi la fede è sempre “poca” e i discepoli sono sempre “uomini di poca fede”, ovvero incapaci di quella relazione di abbandono pieno e fiducioso, gratuito e convinto, umile e perseverante, dolce e robusto, in una parola, di quell’amore che è alla base della potenza della fede.
La fede e null’altro è alla base dell’autorità degli apostoli: questo è sottolineato da Luca con l’annotazione che, se avessero fede quanto un minuscolo granello di senape, potrebbero farsi “obbedire” (verbo hypakoúein: Lc 17,6) anche da un albero a cui viene ordinata una cosa folle. Solo la fede consente al predicatore, al missionario, all’apostolo di farsi eco – con la propria azione e la propria parola – dell’azione e della Parola di Dio e di suscitare nel destinatario l’adesione teologale, non un’appartenenza alla propria persona.
Nel detto parabolico dei vv. 7-10 Gesù prima paragona gli apostoli a dei padroni che hanno dei servi, poi direttamente a dei servi, e per di più, inutili. L’autorità nella chiesa si declina come servizio ed esclude ogni rapporto di forza e di dominio. Il passaggio dall’“avere un servo” (cf. Lc 17,7) all’“essere servi” (cf. Lc 17,10) è significativo: nella comunità cristiana non vi sono padroni e servi, ma vi sono dei fratelli che sono dei servi dell’unico Signore e maestro (cf. Mt 23,8-10). L’autorità nella chiesa deve passare attraverso il vaglio dell’umiltà e del servizio per non esprimersi come potere e oscurare così l’unica signoria di Gesù: “Un apostolo non è più grande di chi l’ha inviato”, dice Gesù ai suoi discepoli subito dopo aver loro lavato i piedi durante l’ultima cena (Gv 13,16).
Ecco dunque la situazione, paradossale ma salvifica, in cui è posto il missionario, l’apostolo nella comunità cristiana: la sua autorità riposa interamente sul suo essere inviato come servo (Lc 17,7; At 20,19), per lavorare il campo di Dio (1Cor 3,5 ss.), per arare (Lc 17,7; 1Cor 9,10) o pascolare (Lc 17,7; At 20,28; 1Cor 9,7). La sua autorità riposa sulla sua obbedienza alla Parola del Signore (Lc 17,10). Ed ecco la coscienza con cui il servo è chiamato a esercitare il suo ministero: l’inutilità. Non che il suo spendersi sia inutile, ma la coscienza che anima l’apostolo è liberante e liberata quando egli compie tutto senza nulla far risalire a se stesso, ma tutto rinviando al Signore che è all’origine della sua chiamata e di ogni fecondità apostolica. Paolo, dopo aver ricordato di aver “servito il Signore con tutta umiltà” (At 20,19), dice: “La mia vita non è meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi è stato affidato dal Signore Gesù” (At 20,24).
Da Eucarestia e Parola – anno C, Comunità di Bose