SS.MA TRINITÀ – ANNO B
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Signore, che ti fai vicino per far udire la tua voce e operare la tua salvezza, perdonaci per quando non ci volgiamo con premura e amore verso il nostro prossimo.
Signore pietà!
Cristo, che hai condiviso la nostra umanità per farci eredi della pienezza dell’amore, perdonaci per quando vince in noi la paura di amare ed essere amati.
Cristo pietà!
Signore, che ci invii a testimoniare il Vangelo con la forza dello Spirito, perdonaci per quando facciamo prevalere la nostra parola sulla tua.
Signore pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio santo e misericordioso, che nelle acque del Battesimo ci hai resi tuoi figli, ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, perché, nell’obbedienza alla parola del Salvatore, annunciamo la tua salvezza offerta a tutti i popoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Introduzione alla Liturgia della Parola
“Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi”. Questo accorato appello apre il brano da cui è tratta la prima lettura.
L’azione dello Spirito ci rende partecipi delle stesse relazioni divine: in Cristo siamo figli adottivi del Padre.
A conclusione del Vangelo di Matteo il Signore comanda ai discepoli di immergere – è questo il significato originario di “battezzare” – tutti i popoli nel mistero di amore della relazione tra Padre, Figlio e Spirito.
Prima Lettura Dt 4,32-34.39-40
Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Tu sei stato fatto spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n’è altri fuori di lui. Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole che venivano dal fuoco. Poiché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro discendenza dopo di loro e ti ha fatto uscire dall’Egitto con la sua presenza e con la sua grande potenza, scacciando dinanzi a te nazioni più grandi e più potenti di te, facendoti entrare nella loro terra e dandotene il possesso, com’è oggi
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 32 (33)
Rit. Beato il popolo scelto dal Signore.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
Rit.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.
Rit.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
Rit.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
Rit. Beato il popolo scelto dal Signore.
Seconda Lettura Rm 8,14-17
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai romani
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Cf. Ap 1,8
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mt 28,16-20
Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Nel nome
del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo
La nostra preghiera di oggi
Abbiamo ascoltato come figli la parola del Signore; guidati dallo Spirito santo rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera al Padre.
- Padre santo, tu ci chiami al dialogo con te, noi non sappiamo come pregare:
– donaci un cuore che ascolti. - Padre buono, hai inviato lo Spirito sulla tua chiesa, noi ti invochiamo: «Abba, Padre!»
– rendici figli tuoi in Cristo. - Figlio di Dio, hai fatto scendere lo Spirito sui tuoi discepoli noi nella preghiera lo invochiamo:
– guidaci con lo Spirito di verità. - Figlio dell’Altissimo, hai alitato lo Spirito sulla tua comunità noi siamo stati battezzati nello stesso Spirito:
– rendici tuoi testimoni - Spirito santo, tu sei presenza di comunione, noi siamo tuo tempio:
– rendi le nostre membra corpo di Cristo. - Spirito santo, tu soffi dove vuoi, noi siamo chiamati alla libertà:
– guidaci sulle tue vie. - Signore, che hai promesso la tua presenza fra noi fino alla fine del mondo, accogli nella tua comunione Faustina, Stefania e le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti:
– rendi certa in noi la speranza che dove sei tu saremo anche noi.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti) Padre ti rendiamo grazie per il Cristo e per la nuova creazione: egli ha tolto il peccato dal mondo e ci dona la pace; egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:
Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. (Mt 28,19)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: alcuni tra i testi trinitari: Giovanni 14 e 17; Atti 2,14-41; Efesini 1.
Letture di domenica prossima, Solennità del Corpo e Sangue del Signore, anno B:
Esodo 24,3-8; Salmo 116; Lettera agli Ebrei 9,11-15; Marco 14,12-26.
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo
La liturgia di oggi ci presenta la finale del Vangelo di Matteo, che al versetto 16 scrive “gli undici discepoli” – non sono più dodici, manca Giuda. Giuda ha scelto il denaro e il denaro lo ha distrutto, lo ha divorato, non ha scelto la beatitudine della povertà, cioè della condivisione solidale e continua, ma ha pensato soltanto al proprio interesse e chi pensa al proprio interesse si distrugge.
“Gli undici discepoli”, scrive l’evangelista, “intanto andarono in Galilea”. In Galilea per tre volte nel vangelo c’è l’invito di Gesù ad andare in Galilea dopo la sua risurrezione. Gesù non può essere sperimentato a Gerusalemme, la città santa e assassina, ma per sperimentarlo bisogna andare in Galilea – e per tre volte nel Vangelo di Matteo c’è questo invito – “sul monte che Gesù aveva loro indicato”.
Se per tre volte c’è l’invito ad andare in Galilea, mai appare in questi inviti, l’invito ad andare su “il monte” che Gesù ha indicato. Gesù non ha mai indicato nessun monte. E perché gli undici vanno non su “un monte” – la Galilea è una zona montagnosa, ci sono tanti monti – ma su “il monte”?
Cosa vuol dire l’evangelista?
L’esperienza del Cristo risuscitato non è un privilegio concesso 2000 anni fa a un gruppo di persone, ma una possibilità per i credenti di tutti i tempi. E l’evangelista ce l’indica come?
Per sperimentare il Cristo risuscitato bisogna andare in Galilea su “il monte”. Questa espressione con l’articolo determinativo, “il monte”, è apparsa al capitolo 5, quando Gesù proclama le beatitudini su “il monte”.
Allora l’evangelista vuol dire che situarsi in Galilea su il monte significa situarsi nel cuore del messaggio di Gesù, le beatitudini. Le beatitudini invitano l’uomo a orientare la propria esistenza al bene dell’altro. Chi orienta la propria vita al bene dell’altro sente dentro di sé una forza, un’energia tale di vita che gli fa sperimentare il Cristo risuscitato. Quindi questo è possibile a tutti.
Continua l’evangelista: “Quando lo videro”.
Vedere, nella lingua greca, si può dire in diversi modi; qui l’evangelista non adopera il termine che indica la vista “fisica”, ma la vista “interiore”.
Questo vedere non riguarda la vista, ma la fede. Ed è lo stesso che nelle beatitudini, nella beatitudine de “i puri di cuore”, Gesù aveva proclamato: “Beati i puri di cuore perché questi vedranno Dio” (cf Mt 5,8). Gesù non garantisce apparizioni o visioni, ma una profonda esperienza del Signore.
Quindi “lo videro, si prostrarono”. “Prostrarsi” significa che riconoscono in Gesù qualcosa di diverso, vedono in Gesù la pienezza della condizione divina.
Però stranamente, scrive l’evangelista, “essi dubitarono”. Ma di che cosa dubitano? Non che sia risuscitato, lo vedono! Non che in Gesù ci sia la condizione divina, si prostrano! Di che cosa dubitano?
L’unica volta che c’è il verbo “dubitare” in questo Vangelo è al capitolo 14, quando Pietro pretese di camminare sulle acque – e questo significava avere la condizione divina – ma incominciò ad affogare. E Gesù lo rimproverò: “uomo di poca fede, perché dubitasti?” (Mt 14,32).
Allora in questo brano questa espressione “dubitare” dei discepoli si riferisce a che cosa? Anche loro pensano di avere la condizione divina, di arrivare alla condizione divina come Gesù, ma capiscono attraverso cosa è passato Gesù: l’ignominia della croce.
Allora dubitano di se stessi, non sanno se saranno anch’essi capaci di affrontare la persecuzione, la sofferenza e il martirio per arrivare alla condizione divina.
Ebbene Gesù, nonostante questa loro esitazione, li manda. Dice: “andate e fate discepoli tutti i popoli” – il termine greco indica le nazioni pagane, quindi proprio quelle popolazioni che erano emarginate, quelle popolazioni che erano disprezzate, proprio queste sono oggetto dell’amore di Dio.
Ed ecco il comando di Gesù “battezzandoli” – non è un rito liturgico quello che Gesù chiede di fare. Il verbo “battezzare” significa “immergere, inzuppare, impregnare”. “Battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, nel nome di qualcuno indica una realtà.
Allora, è compito della comunità dei credenti di andare verso gli esclusi, verso gli emarginati, verso i rifiutati dalla religione e proprio a loro far fare una esperienza – di questo si tratta – della pienezza dell’amore del Padre, colui che da la vita, del Figlio, colui nel quale questa vita si è pienamente realizzata, e dello Spirito, questa energia vitale.
“Insegnando”. E’ la prima volta nel Vangelo di Matteo che Gesù autorizza i discepoli ad insegnare. Non li autorizza ad insegnare una dottrina, ma una pratica: infatti “a praticare e ad osservare tutto ciò che io vi ho comandato”.
E l’unica volta che appare qualcosa che Gesù comanda in questo Vangelo è riferito alle beatitudini. Non una dottrina da proclamare, ma una pratica da insegnare, “insegnate a praticare le beatitudini”, “insegnate a praticare la condivisione per amore, il servizio reso per amore”.
Se c’è questo – ecco la garanzia – “ecco io sono con voi”; Matteo aveva iniziato il suo Vangelo con l’espressione che Gesù è “il Dio con noi” e termina con questa stessa espressione “io sono con voi tutti i giorni fino …” – dispiace vedere qui nella nuova traduzione della CEI ritornare il termine inesatto, “fine del mondo”.
Non si tratta di fine del mondo, era meglio la vecchia traduzione dove si parlava di “fine dell’epoca, fine del tempo”; infatti la Bibbia di Gerusalemme dice: “fino alla fine del tempo”
Non si tratta di una scadenza, ma di una qualità di presenza; non c’è nessuna fine del mondo, Gesù non mette paura, Gesù assicura che se ci sono queste condizioni di andare comunicando amore, lui è sempre presente nella sua comunità e questo “per sempre” quindi non è una scadenza, ma una qualità della sua presenza.
p. Alberto Maggi OSM