ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA Messa della vigilia – ANNO B
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Signore risorto,
primogenito della nuova creazione:
abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore,
primo risorto tra coloro che sono morti:
abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù,
vivente per sempre alla destra di Dio:
abbi pietà di noi!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio, che volgendo lo sguardo all’umiltà della beata Vergine Maria l’hai innalzata alla sublime dignità di Madre del tuo Figlio unigenito fatto uomo e oggi l’hai coronata di gloria incomparabile, per sua intercessione fa’ che, salvati per il mistero della tua redenzione, possiamo essere da te innalzati alla gloria del cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura 1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2
Dal primo libro delle Cronache
In quei giorni Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i leviti.
I figli dei leviti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei leviti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia.
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 131 (132)
Rit. Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.
Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l’abbiamo trovata nei campi di Iàar.
Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
Rit.
I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
ed esultino i tuoi fedeli.
Per amore di Davide, tuo servo,
non respingere il volto del tuo consacrato.
Rit.
Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto».
Rit. Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.
Seconda Lettura 1Cor 15,54b-57
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge.
Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Mt 25,34
Alleluia, alleluia
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. (Lc 11,28)
Alleluia, alleluia
VANGELO Lc 11,27-28
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Parola del Signore. Gloria a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
L’anima mia
magnifica il Signore
La nostra preghiera di oggi
Innalziamo, come Maria, la nostra lode a Dio Padre, che ha promesso di abitare in chi custodisce la sua parola. Diciamo:
Benedetto sei tu, Signore!
- Hai guardato all’umiltà della tua schiava, l’hai riempita del tuo amore, l’hai fatta dimora della tua presenza:
– rendi la tua chiesa umile serva del Vangelo. - Hai compiuto meraviglie in Maria, l’hai benedetta fra tutte le donne, a causa del frutto del suo seno, Gesù:
– apri i nostri occhi alle meraviglie del tuo amore. - Elisabetta l’ha riconosciuta arca dell’alleanza al suono della sua voce ha esultato la profezia; tutte le generazioni la dicono «Beata»:
– rendici profeti del tuo vangelo. - Maria ti ha riconosciuto presente nella storia a fianco degli umili, degli affamati e dei poveri:
– converti il nostro cuore alla solidarietà. - Hai voluto Maria quale nuova Eva, madre dei credenti perché ha creduto:
– ogni uomo confessi che nulla è impossibile a te. - Hai fatto di Maria un segno certo di speranza:
– accogli le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti nella gioia del tuo Regno.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti): Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro: se hai compiuto meraviglie nella tua umile serva, la vergine Maria, fa’ che nella nostra debolezza e nella nostra povertà si manifesti la potenza della tua grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:
Beato il grembo della Vergine Maria, che ha portato il Figlio dell’eterno Padre.
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia il tema della resurrezione dei corpi: 1Corinzi 15 e Efesini 2,1-10
Da Gesù risorto a Maria assunta
La festa dell’assunzione ha un significato evidente; come per Cristo dopo la passione c’è la resurrezione, così l’assunzione «al cielo» di Maria rappresenta la vittoria sulla morte anche per la Madre del Signore. Allo stesso tempo, l’assunzione di Maria punta alla resurrezione finale che attende tutti i credenti in Cristo. In questa duplice direzione, la resurrezione di Cristo e quella dei cristiani, ci orienta perciò la festa di oggi; della resurrezione di Cristo, l’assunzione di Maria è il primo frutto, di quella dei cristiani è l’anticipazione.
Non è facile, in queste occasioni, commentare le letture proposte dalla liturgia. L’assunzione di Maria, infatti, non è presente, come tale, nella Scrittura; anche la prima lettura, la descrizione della “donna” dell’Apocalisse, non è di per sé un’illustrazione di questo dogma; a rigor di termini, si potrebbe anche discutere se la “donna” di cui parla il capitolo 12 dell’Apocalisse sia veramente, nelle intenzioni del veggente, un simbolo di Maria o non piuttosto della chiesa perseguitata (non si dimentichi che è questo il contesto in cui l’Apocalisse è stata scritta) e vittoriosa sulla persecuzione per opera di Dio. Come sempre accade nelle feste della Madonna, occorre prendere quel poco che di lei ci dicono i Vangeli, nella speranza di non cadere nel rischio di far dire alla Scrittura quel che vorremmo sentire su Maria e che la Scrittura, invece, non dice.
Partendo dal senso della festa che in breve abbiamo già delineato, è possibile sottolineare almeno due spunti che ci vengono dalle letture di oggi; in primo luogo il tema della vittoria sulla morte, che emerge con chiarezza dalla seconda lettura e, in secondo luogo, la dimensione di lode e di gioia che emerge dal brano evangelico, soprattutto dal canto del Magnificat, oggi riportato per intero; è proprio questa dimensione che apre la solennità dell’assunzione, come si legge nell’antifona d’ingresso: «Rallegriamoci tutti nel Signore in questa solennità della Vergine Maria: della sua assunzione gioiscono gli angeli e lodano il Figlio di Dio». Ma il tema dell’esultanza percorre un po’ tutta la celebrazione; si leggano l’antifona al Vangelo e, soprattutto, il prefazio, che sottolinea il segno di «sicura speranza» che Maria è diventato per i credenti.
Il brano della seconda lettura è tratto dal celebre testo paolino di 1Cor 15, al centro del quale c’è l’annunzio della resurrezione di Cristo e delle conseguenze che tale resurrezione ha per la vita dei credenti: il dono della vita eterna, che Paolo descrive come una resurrezione dei corpi. È singolare, a questo riguardo, che ancora oggi vi siano dei cristiani che pensano all’aldilà come alla sopravvivenza di un’anima astratta dal corpo; non è raro sentire preti che parlano di «salvarsi l’anima». Eppure la Scrittura, la tradizione della chiesa, il magistero, sono molto chiari: l’uomo è un essere unitario («duplex unitas naturae et personae», sanciva il concilio di Vienne) ed è destinato tutto quanto alla vita eterna. La fede cristiana non è fede in un’anima immortale separata dal corpo, ma è fede nella «resurrezione della carne», come professiamo al momento del battesimo. E per questo motivo che la liturgia insiste (v. la colletta) sul fatto che Maria è stata assunta in cielo «anima e corpo». Senza entrare nei dettagli della teologia, è sufficiente notare come la festa di oggi voglia dirci che l’assunzione di Maria «al cielo», cioè nella sfera di Dio, riguarda “tutta” Maria, il suo intero essere, compresa la dimensione corporea.
Per questo motivo la liturgia ha scelto un testo come quello di 1Cor 15: Paolo infatti considera Cristo come il «nuovo Adamo» che porta al mondo la resurrezione dei morti. La resurrezione di Cristo è la sua vittoria completa sulla morte fisica, che, d’ora in poi, ha perso il suo carattere di tragedia. Se è vero che la morte fisica resta una realtà ambigua, fonte di spavento, per il cristiano può assumere, nella fede, anche il volto di «sorella morte», perché diviene passaggio alla vita eterna. Il nemico, dunque, è stato vinto. Maria, da questo punto di vista, non è un’eccezione, ma un segno: la chiesa non si è mai pronunziata sul fatto che Maria sia fisicamente morta oppure no; alla chiesa basta sapere che essa vive ora con Dio, «anima e corpo», come primo frutto di questa vittoria del Signore sopra la morte, che sarà però la vittoria di tutti i credenti. Questo è il tono dell’orazione che chiude la messa di oggi: «O Dio, che in questo sacrificio eucaristico ci hai resi partecipi della tua salvezza, fa’ che per l’intercessione della Vergine Maria assunta in cielo giungiamo alla gloria della risurrezione».
L’assunzione di Maria come segno di speranza nella vittoria sul nemico che è la morte: in che modo, allora, è possibile tradurre nella nostra vita tutto questo? Il brano evangelico ci aiuta sottolineando il tema della gioia. L’episodio della visitazione di Maria ad Elisabetta mette in luce anche un altro tema: quello della fede; «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». Ma il tema della gioia è già presente nella scena dell’incontro delle due madri: «Il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo», esclama Elisabetta. E, del resto, la gioia è l’atmosfera nella quale è immerso l’intero racconto di Lc 1‑2, il cosiddetto «vangelo dell’infanzia». La gioia di Elisabetta non è la gioia di vedere Maria, ma piuttosto quella di vedere «la madre del mio Signore»; tutto ciò che è detto di Maria, in questo testo, lo è in relazione a Gesù. La gioia «per Maria», in questa festa di oggi, è allora la gioia di aver scoperto, in lei, la presenza del Signore; è questo il tema del Magnificat, e in fondo il motivo per il quale la chiesa continua a farcelo cantare ogni giorno, nella liturgia dei vespri. La solennità dell’assunzione è un’ottima occasione per rifletterci con più calma.
Del canto del Magnificat, che Luca pone in bocca a Maria utilizzando una vasta serie di testi biblici, è opportuno sottolineare due cose. Tutta la prima parte del testo è un inno di lode alla bontà di un Dio che dona all’uomo la salvezza. La gioia di Maria, che riecheggia quella di Anna, la donna sterile, futura madre di Samuele (1Sam 2), è la gioia di aver compreso come Dio si è interessato proprio di lei: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente». È di estrema importanza il fatto che la chiesa ci proponga di cantare ogni giorno queste stesse parole di Maria. Già i padri della chiesa notavano come in questo modo ci viene proposto di vivere lo stesso atteggiamento di Maria di fronte alla vita. Maria è capace di scoprire la presenza del Signore e a lui essa attribuisce tutto ciò che è. È la sua misericordia verso di noi che cantiamo perciò insieme a Maria, che per prima, nel Vangelo, l’ha sperimentata. La festa dell’assunzione, alla luce del Magnificat, diventa un invito a vivere nella dimensione della lode, dove non c’è nulla di scontato o di dovuto, perché tutto è donato. Tutto è una sorpresa dell’amore di Dio, come fu per Maria lo scoprirsi incinta di Gesù e come lo è stata la sua salvezza dalla morte.
Il testo del Magnificat ci suggerisce anche un’altra pista di riflessione; abbiamo visto come il brano dell’Apocalisse ci suggerisca, prima ancora che Maria, l’immagine della chiesa perseguitata, ma vittoriosa; la seconda lettura proclama la vittoria di Cristo sul “nemico” più grande che è la morte. E, allo stesso modo, il canto di Maria ci mostra la vera fonte della gioia di Maria: la fede in un Dio che rovescia le prospettive umane e vince ogni realtà che si oppone a lui. Il testo greco del Magnificat usa per sette volte una forma verbale (l’aoristo) che indica un’azione compiuta: «Ha disperso i superbi, ha rovesciato i potenti dai troni, ha rimandato i ricchi a mani vuote». Dio ha già vinto le potenze del mondo, così come Gesù ha vinto la morte con la sua resurrezione. Il canto di Maria non è la preghiera pietistica e devota di un’anima candida che confida solo in Dio. È il testo coraggioso di una donna di fede che sa leggere i segni della storia; è il testo che proclama una vera rivoluzione. Se i potenti sono già stati sconfitti, i poveri, invece, sono salvati: «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha soccorso Israele suo servo». Pensare a Maria significa allora credere in questa misericordia di Dio che ha vinto i “nemici” dell’uomo, primo tra tutti la morte, ma anche vivere perché questa vittoria diventi sempre più reale. In questo senso la festa dell’assunzione non ci astrae in devozioni disincarnate, ma ci mette con i piedi sulla terra, richiamandoci a quella vita dei “poveri” che è stata la vita di Maria.
Luca Mazzinghi