4ª di Quaresima “Laetare” – ANNO A
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Canto
Atto penitenziale
Signore, Gesù, chi crede in te non muore ma ha la vita eterna: perdona la nostra incredulità e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, tu non sei venuto nel mondo per giudicare: perdona il nostro peccato e abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, tu sei la luce venuta nel mondo: perdona le nostre opere malvagie e abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio, ricco di misericordia, che nel tuo Figlio, innalzato sulla croce, ci guarisci dalle ferite del male, donaci la luce della tua grazia, perché, rinnovati nello spirito, possiamo corrispondere al tuo amore di Padre. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
INTRODUZIONE ALLA LITURGIA DELLA PAROLA
Dopo le alleanze con Noè, Abramo e Mosè che hanno caratterizzato le prime tre settimane della Quaresima alleanza, oggi ci viene presentata la fedeltà di Dio alle alleanze che si traduce nel sorprendente ritorno degli esiliati a Babilonia ad opera del pagano re Ciro.
“Ricco di misericordia”: questa felice descrizione di Dio ci viene offerta dalla seconda lettura tratta dalla Lettera di Paolo agli Efesini. È nella misericordia senza limiti che si manifesta la fedeltà di Dio alle sue promesse.
Il Vangelo di Giovanni, infine, ama il registro del paradosso: la Gloria del Signore si manifesta nel luogo dove viene innalzato, ma non una corte o un trono, bensì la Croce.
Prima Lettura 2Cr 36,14-16.19-23
Dal secondo libro delle Cronache
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. […] Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 136 (137)
Rit. Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.
Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Rit.
Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».
Rit.
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.
Rit.
Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
Rit. Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.
Seconda Lettura Ef 2,4-10
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.
Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo cfr. Gv 3,16
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna. (Cf. Gv 3,16)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
VANGELO Gv 3,14-21
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Bisogna che
sia innalzato
il Figlio dell’uomo,
perché chiunque
crede in lui
abbia la vita eterna.
La nostra preghiera di oggi
Preghiamo il Signore Gesù che non è venuto per giudicare il mondo, ma per salvarlo:
- Alla tua Chiesa dona, o Signore una fede salda,
– affinché tenga sempre fisso lo sguardo su Gesù, il Figlio dell’uomo. - Ai credenti in te concedi, o Signore, una speranza viva,
– affinché contemplino il Crocifisso quale Innalzato nella gloria. - Agli uomini del mondo ispira, o Signore, una carità fraterna,
– affinché, operando il bene, giungano alla luce. - A noi qui presenti rivela, o Signore, il tuo amore per il mondo,
– affinché sappiamo amare tutti gli uomini, giusti e peccatori. - A Irma, Mario e a tutti i nostri fratelli e sorelle defunti concedi, o Signore, di condividere la tua vittoria sulla morte,
– affinché il nostro cuore si apra alla speranza della resurrezione.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti) Padre ricco di misericordia, per il grande amore con cui ci hai amato, facci rivivere nel Cristo tuo Figlio: alzando gli occhi verso il suo corpo e il suo sangue, noi riconosciamo colui che attraverso la croce, ci ottiene la vita eterna, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
La luce é venuta nel mondo. Chi fa la verità viene alla luce. (Cf. Gv 3,19.21)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Il serpente di bronzo (Nm 21,4-9; Sap 16,5-14) e la croce, albero della vita (Ap 22,2.14-19).
Letture di domenica prossima, V di Quaresima B:
Geremia 31,31-34; Salmo 51; Lettera agli Ebrei 5,7-9; Giovanni 12,20-33.
Ognuno di noi è il figlio prediletto del Padre
Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Questo versetto è il punto sorgivo e il perno attorno al quale danza la storia di Dio con l’uomo.
Dio ha amato, un passato che perdura e fiorisce nell’oggi, verità che assorbe ogni cosa: tutta la storia biblica inizia con un “sei amato” e termina con un “amerai” (P. Beauchamp). È la lieta notizia da ripeterci ad ogni risveglio, ad ogni difficoltà, ad ogni sfiducia. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Che cos’è l’amore? Ossigeno della vita.
Il nucleo incandescente del Vangelo è la bellezza dell’amore di Dio (Ev. Ga. 36) che Gesù ha mostrato, vissuto, donato. È questo il fuoco che deve entrare in noi, la cosa più bella, più grande, più attraente, più necessaria, più convincente e radiosa (Ev. Ga.35).
Tanto da dare suo Figlio. Nel Vangelo “amare” si traduce sempre con un altro verbo, umile, breve, di mani e non di emozioni: “dare”. Dio altro non fa’ che eternamente considerare ogni uomo più importante di se stesso. «Il mondo sappia che li hai amati come hai amato me» (Gv 17,23), il Padre ama me come ha amato Cristo, con la stessa passione, la stessa fiducia, la stessa gioia, con in più tutte le delusioni che io so procurargli. Ognuno è il figlio prediletto di Dio.
Cristo, venuto dal Padre come intenzione di bene, nella vita datore di vita, ci chiama ad escludere dall’immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre, qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura. L’amore non fa mai paura, e non conosce altra punizione che punire se stesso.
E non solo l’uomo, è il mondo intero che è amato, dice Gesù, la terra, gli animali e le piante e la creazione tutta. E se Egli ha amato il mondo e la sua bellezza fragile, allora anche tu amerai il creato come te stesso, lo amerai come il prossimo tuo.
Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato. A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per assolverci, ora o nell’ultimo giorno. La vita degli amati non è a misura di tribunale, ma a misura di fioritura e di abbraccio.
Dio ha tanto amato, e noi come lui: quando amo in me si raddoppia la vita, aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull’infinito.
Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l’ha già salvato Lui, ma per amarlo; non per convertire le persone, lo farà Lui, ma per amarle.
Se non c’è amore, nessuna cattedra può dire Dio, nessun pulpito. Non c’è più il ponte che ricollega la terra al cielo, il motore che fa ripartire la storia, una storia con sapore di Dio.
Ermes Ronchi