23ª DOMENICA T.O. – ANNO B
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Signore, spesso affermiamo “non ho tempo”: infondici l’amore per il silenzio che ci permette l’ascolto e ci insegna a pregare. Signore, pietà!
Signore pietà.
Cristo, spesso siamo chiusi in noi stessi: fa’ che ogni persona desti la nostra condivisione e riconoscenza. Cristo, pietà!
Cristo pietà.
Signore, spesso cerchiamo la nostra gratificazione: insegnaci l’amore reciproco che si apre alla comunione con tutto e con tutti. Signore, pietà!
Signore pietà.
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, dona coraggio agli smarriti di cuore, perché conoscano il tuo amore e cantino con noi le meraviglie che tu hai compiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Introduzione alla Liturgia della Parola
La salvezza, annunciata dal profeta come conseguenza della venuta di Dio e identificata nella fine delle sofferenze dell’uomo (1ª lettura), trova la sua realizzazione, sia pure come semplice inizio, nell’opera del Cristo che nella guarigione del sordomuto manifesta la presenza della potenza salvifica di Dio e la propria missione di “aprire” l’uomo – specialmente l’oppresso e lo scoraggiato – alla fede e alla speranza (vangelo).
Dio ha veramente “scelto i poveri del mondo” per ridare loro fiducia e renderli “eredi del regno” (2ª lettura).
Prima Lettura Is 35,4-7a
Dal libro del profeta Isaìa
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 145 (146)
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Loda il Signore, anima mia.
Seconda Lettura Gc 2,1-5
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo (Cf. Mt 4,23)
Alleluia, alleluia.
Gesù annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta di infermità nel popolo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mc 7,31-37
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
«Effatà»,
cioè:
«Apriti!»
La nostra preghiera di oggi
Al Signore che conosce e comprende le nostre sofferenze e speranze rivolgiamo la nostra preghiera.
- Con quanti sono sordomuti, noi ti preghiamo:
– cura e guarisci ogni nostra infermità. - Con quanti faticano ad ascoltare la tua Parola, noi ti preghiamo:
– donaci la forza di aprire ogni giorno gli orecchi del nostro cuore. - Con quanti hanno difficoltà a comunicare, noi ti preghiamo:
– metti sulle nostre labbra parole capaci di comunione. - Con quanti sono chiusi nella propria autosufficienza, noi ti preghiamo:
– rendici attenti alle necessità concrete dei fratelli. - Con quanti stanno subendo violenze e repressioni, con quanti vivono il dramma della guerra noi ti preghiamo:
– donaci il coraggio del dialogo e della solidarietà che portano a stabilire una convivenza pacifica. - Con Ughetta e tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti, noi ti preghiamo:
– il Signore, nella sua misericordia, ci accolga nell’amore e nella pace del Regno dei cieli.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti) Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro: per mezzo del tuo figlio tu apri le nostre orecchie alla tua parola e la nostra bocca alla tua lode. In comunione con tutti i battezzati anche noi ripetiamo: «Ha fatto bene ogni cosa!». Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:
Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e parlare i muti. (Mc 7,37)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: beati coloro che ascoltano la Parola (Salmo 118; Luca 8,4-21; Matteo 7,21-29).
Le letture di Domenica prossima, XXIV del tempo ordinario – anno B
Isaia 50,5-9; Salmo 115 ; lettera di san Giacomo 2,14-18; Marco 8,27-35
Si apriranno occhi e orecchi
La liturgia ci propone l’episodio della guarigione del sordomuto dal Vangelo di Marco. L’intera sezione di Mc 7,248,26, che chiude la terza tappa del secondo Vangelo, si svolge fuori dalla Galilea, in territorio pagano, a partire dalle città fenice di Tiro e di Sidone; come già sappiamo, in Marco la geografia reale è sempre cifra di una geografia interiore. La Decapoli qui menzionata è la zona a nordest della Galilea, comprendente la regione del Golan e il nord dell’attuale Giordania; si tratta di dieci città ellenistiche a maggioranza pagana, terra di confine governata, al tempo di Gesù, dal terzo figlio di Erode il Grande, Erode Filippo; nella sua capitale, Cesarea di Filippo, sarà ambientata, proprio al termine di questa sezione (Mc 8,2730) la confessione di Pietro: pur continuando a trovarsi in mezzo agli ebrei, Gesù si rivolge ai pagani; è questo, per Marco, il culmine della sua missione.
Insieme alla geografia, l’attenzione cade sui diversi personaggi che Gesù incontra; la donna pagana e, qui, un sordomuto, episodio che il solo Marco ci riporta; dopo il rifiuto incontrato da parte delle autorità giudaiche (si veda il testo di domenica scorsa) Gesù incontra l’accoglienza dei pagani. Per essi Gesù compirà una nuova moltiplicazione dei pani (Mc 8,110) che gli stessi discepoli non comprenderanno (Mc 8,1121, tutti testi omessi dalla liturgia).
Nell’ottica del vangelo di Marco, i miracoli di Gesù non sono mai fine a se stessi; sono, evidentemente, segni che rivelano un messaggio che va al di là della materialità del gesto, la quale è pure importante, vista la cura che Marco pone nel riportare l’autentica parola aramaica che Gesù avrebbe pronunziato: “Effatà”, “apriti”. Legato al testo di Isaia e al contesto geografico nel quale Marco la pone, la figura del sordomuto diviene una chiara immagine del pagano che non può ancora ascoltare la parola di Dio né può lodarlo.
La guarigione del malato è descritta da Marco in maniera molto plastica; i gesti compiuti da Gesù rinviano a pratiche terapeutiche in uso nel tempo anche se sembrano avere un sapore di magia. In realtà Gesù utilizza gesti familiari, che il malato poteva comprendere e che rivelano la sua volontà di trasmettere la salvezza a tutto l’uomo, nella sua dimensione più incarnata. Ciò che colpisce, in questa scena, è piuttosto l’atteggiamento di Gesù: egli leva gli occhi al cielo, si rivolge cioè al Padre col gesto più comune alla sua epoca e mostra così di operare in unione con lui; si osservi che il solo Gesù, nei testi evangelici, è capace di alzare gli occhi al cielo. Marco nota poi che Gesù «emise un sospiro»; se il gesto di levare gli occhi al cielo esprime il suo rapporto con Dio, il sospiro sembra esprimere piuttosto la sua umanità, la sua partecipazione al dolore dell’uomo malato che gli sta di fronte. È solo a questo punto che Marco sottolinea la potenza della parola di Gesù: il suo “apriti” è perciò qualcosa di molto profondo, che conferma quanto sopra abbiamo osservato: l’uomo è adesso capace di udire la parola di Dio e di proclamarla; non a caso è proprio con questa interpretazione che la parola di Gesù riportata da Marco è stata posta proprio a conclusione della liturgia battesimale: «Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre».
Alla luce di quanto abbiamo visto è perciò legittimo, se non addirittura doveroso, leggere il brano di Marco come la descrizione dell’agire del Signore che spezza le nostre resistenze e ci rende capaci di ascoltare la sua parola e di lodarlo; il miracolo, nelle intenzioni di Marco, si ripete così per ogni credente; proprio per questo, come ho appena detto, è finito all’interno del rito del battesimo.
Ma il testo di Marco non è ancora finito: come sempre avviene nel suo Vangelo, Gesù proibisce al sordomuto risanato di raccontare agli altri ciò che gli è accaduto. Si tratta di un aspetto del cosiddetto «segreto messianico» che in Marco è un terna molto importante: la proibizione di divulgare il miracolo non è dettata dalla paura, in verità un po’ superficiale, di suscitare troppi facili entusiasmi nelle folle. Il segreto messianico va in realtà spiegato a livello del testo di Marco. Tutta la prima parte del vangelo di Marco è percorsa da un domanda di fondo: «Chi è mai costui?»; il mistero di Gesù è talmente grande che non può essere pienamente svelato da nessun racconto umano e che sarà rivelato, almeno in parte, solo dal centurione sotto la croce. I miracoli sono certamente dei segni, ma non è possibile prenderli come spiegazioni che possano esaurire tutto quello che su Gesù è possibile sapere o conoscere; egli è sempre al di là di ogni nostro possibile racconto e la domanda di Marco, «chi è costui?», deve continuamente trovare la nostra personale risposta.
Luca Mazzinghi