22ª DOMENICA T.O. – ANNO B
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Se abbiamo sempre condannato il male degli altri, puntato il dito sugli altri e non siamo convinti che gli stessi mali che condanniamo negli altri sono dentro di noi, Signore pietà!
Signore pietà.
Per quel tanto che non abbiamo collaborato al bene della nostra famiglia, della comunità, della società; per quel tanto che non abbiamo aiutato i fratelli a liberarsi dal male: Cristo, pietà!
Cristo pietà.
Per quel tanto che la chiesa pecca di orgoglio e facilmente condanna senza prima cominciare da se stessa ad essere diversa: Signore, pietà!
Signore pietà.
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Padre, che sei vicino al tuo popolo ogni volta che ti invoca, fa’ che la tua parola seminata in noi purifichi i nostri cuori e giovi alla salvezza del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Introduzione alla Liturgia della Parola
Di fronte alle leggi umane e alle tradizioni religiose o sociali che tendono a diventare un assoluto, Gesù sottolinea il primato della volontà del Padre.
Superando ogni atteggiamento di legalismo, conformismo e formalismo, la Lettera di Giacomo ci chiede di essere veri “esecutori “ della Parola di Dio e non semplici “ascoltatori”.
Prima Lettura Dt 4,1-2.6-8
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo.
[I vostri occhi videro ciò che il Signore fece a Baal-Peor: come il Signore, tuo Dio, abbia sterminato in mezzo a te quanti avevano seguito Baal-Peor; ma voi che vi manteneste fedeli al Signore, vostro Dio, siete oggi tutti in vita. Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso.]
Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.
Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 14 (15)
Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Seconda Lettura Gc 1,17-18.21b-22.27
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
[Lo sapete, fratelli miei carissimi: ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Infatti l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia,]
Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.
[perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana.]
Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo (Gc 1,18)
Alleluia, alleluia.
Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mc 7,1-8.14-15.21-23
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
[E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».]
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
[Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.]
E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Questo popolo
mi onora con le labbra,
ma il suo cuore
è lontano da me
La nostra preghiera di oggi
Preghiamo il Signore con fede per la salvezza nostra e di tutti gli uomini.
- Perché scompaia dalla vita della chiesa e dai nostri rapporti qualsiasi formalismo:
– l’attaccamento alle forme tradizionali più che all’azione dello Spirito, l’attenzione alla legge morale più che al cuore, la ricerca di apparire buoni invece di amare. - Perché viviamo ogni giorno il mistero di novità che celebriamo in chiesa;
– perché non ci limitiamo a credere, festeggiare e ringraziare Dio per il suo amore, ma lo manifestiamo a nostra volta nelle scelte della vita. - Perché il Signore susciti in noi il coraggio di intervenire in favore dei malati e degli oppressi;
– perché lo Spirito agisca nel cuore di ogni uomo e susciti sentimenti di pace. - Perché lo Spirito ci doni la capacità di perdonare ogni offesa
– e ci insegni ad amare i nostri nemici affinché ogni uomo si riconosca figlio amato da Dio. - Perché il Signore che ci ha reso partecipi della sua stessa vita
– accolga Ruggero, Luana e tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti nella gioia del suo Regno.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti) Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, che sei tanto vicino a noi ogni volta che ti invochiamo: Gesù Cristo, tuo Figlio, ci invita a celebrare questo giorno di festa non col vecchio fermento della disonestà e dell’egoismo, ma col pane della verità e dell’amore. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Scambio della pace
Signore
dammi il tormento della pace,
la certezza che la pace è possibile,
il coraggio di volere la pace.
Signore
liberami dalla rassegnazione
che accetta per gli altri
ciò che non voglio per me.
Signore
fammi sicuro e libero
geloso dei miei sogni di pace
instancabile nel realizzarli.
Signore
apri il mio cuore ad amare
sempre e tutti senza eccezioni
senza aspettare nessuna risposta.
Signore
liberami dall’invidia
gelosia e sfiducia
inutili scuse al mio egoismo.
Signore
ostacoli e difficoltà,
insuccessi e delusioni
non generino mai scelte violente.
Signore
Tu hai conquistato la pace
con la tua morte e resurrezione
e l’hai messa nelle mie mani.
Signore
non voglio tradire il tuo dono
voglio viverlo e offrirlo al mondo
perché creda che Tu sei con noi.
Signore
« Pace in terra agli uomini»
è annuncio, è realtà sicura:
nelle mie mani sia un dono per tutti.
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:
«Il male che esce dal cuore rende impuro l’uomo», dice il Signore. (Cf. Mc 7,20)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Antifona alla comunione
«Il male che esce dal cuore rende impuro l’uomo», dice il Signore. (Cf. Mc 7,20)
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: la liberazione della legge per opera dello Spirito (Romani 8 e Galati 5)
Una legge giusta e saggia
La prima lettura di questa 22ª domenica del tempo ordinario sembra, a prima vista, condurci al tema dell’osservanza della legge. Il libro del Deuteronomio, dal quale il nostro brano è stato tratto, è, nel suo insieme, una sorta di catechesi sulla Legge mosaica, quella che in ebraico si chiama Tórah, il fondamento della vita d’Israele. È però importante osservare come la Legge (che qui scrivo con la maiuscola per metterne in rilievo l’importanza) non può essere ridotta a una serie di norme da osservare. Tutto il libro del Deuteronomio, come del resto il brano proposto dalla liturgia di oggi, descrive infatti la Legge come un dono che Dio fa al suo popolo. Da un lato la Tórah è frutto dell’amore di Dio per Israele, dall’altro è per lo stesso Israele garanzia di libertà e di vita: «ora, dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io v’insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi».
Questo testo è tipico dello stile del Deuteronomio: l’autore si rivolge a un “tu”, a Israele, che è però contemporaneamente un “voi”; l’appello è fatto, nel medesimo tempo, all’individuo e alla comunità; l’uno non va senza l’altra, e viceversa. L’invito all’ascolto, poi, precede quello all’ubbidienza: la Legge, infatti, «sarà la vostra saggezza agli occhi dei popoli»: essa è perciò molto più che una serie di comandi; è la rivelazione della volontà stessa di Dio, che permette all’uomo di comprendere il senso del suo vivere quotidiano; in questo consiste il suo essere la “saggezza” del popolo.
Per questo motivo Israele mette al primo posto l’osservanza della Legge: si tratta di seguire, osservando le singole norme della Legge, la volontà di Dio e di trovare così la vita. In quest’ottica può essere recuperata oggi anche una parte della seconda lettura, tratta dall’inizio della lettera di Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi». La “parola”, l’espressione cioè della volontà di Dio, così come la Legge di Mosè ha valore solo in quanto è vissuta dall’uomo. Alla luce di questi due testi è allora possibile inquadrare il brano di Marco che oggi ci è stato proposto nella sua giusta prospettiva: la Scrittura non ci propone un’osservanza legalistica di norme e precetti, ma l’adesione intima alla volontà di Dio espressa nella Legge; il testo di Marco, altrimenti, rischia di essere letto soltanto in chiave polemica, come se Gesù volesse contrapporsi all’intera tradizione d’Israele.
Ritornati dopo molte settimane al testo di Marco, dobbiamo ricordarci che la liturgia ci aveva lasciato a Mc 6,34, nel cuore della terza tappa del Vangelo; saltando tutta la sezione che da Mc 6,35 arriva a 6,56, la liturgia ci propone il testo di Mc 7,1-23 (purtroppo, come al solito, tagliandolo!). Si tratta del racconto di una controversia di Gesù con gli scribi e i farisei sul tema della purità legale (vss 1-13) che sfocia in un insegnamento di Gesù su ciò che è puro o impuro (vss 14-23); tale controversia prolunga quelle già narrate da Marco in 2,1-3,6.
Il racconto prende lo spunto da un’osservazione per noi poco comprensibile: da Gesù arriva una delegazione ufficiale mandata apposta dalle autorità di Gerusalemme per indagare sulla sua ortodossia: ed ecco subito lo scandalo! I discepoli di Gesù non seguono le rigide norme farisaiche sulla purità rituale e si mettono a tavola senza aver fatto le necessarie abluzioni prescritte dalla tradizione; Marco si preoccupa di spiegare ai suoi lettori non ebrei quest’usanza, altrimenti poco comprensibile. A questo punto non è male ricordare come fossero proprio i farisei i difensori di una tradizione orale che, nella loro prospettiva, risaliva proprio a Mosè e completava la Legge scritta. Ciò che emerge su questo sfondo è la libertà di Gesù nei confronti delle tradizioni legali più assodate, oltre allo scandalo suscitato dal suo comportamento provocatorio.
Alle obiezioni ricevute, Gesù risponde attaccando e servendosi della stessa Scrittura per giustificare il suo modo di agire: la citazione di Is 29,13 è lì per giustificare l’accusa di ipocrisia sul piano religioso da lui lanciata ai suoi interlocutori: «Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini»… L’accusa di Gesù riguarda due aspetti del comportamento dei farisei: in primo luogo essi mettono le proprie tradizioni religiose al di sopra della parola di Dio: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Tutto ciò non capita solo ai farisei; la chiesa ben sa quanto anch’essa sia non di rado caduta nella tentazione di elevare a volontà di Dio quelle che spesso sono soltanto usanze umane. Inoltre, Gesù vuol far comprendere ai farisei come la loro ipocrisia consista nell’aver ridotto la fede a una serie di osservanze esteriori. L’accusa è certamente grave e risente, tra l’altro, della polemica antigiudaica che animava le prime comunità cristiane; non è il caso di generalizzare applicando le frasi di Gesù al giudaismo in genere. La prima lettura, inoltre, ci ha aiutato a comprendere come la Legge richieda non soltanto un’osservanza esteriore e formale, ma presupponga un’adesione interiore alla volontà di Dio che essa rivela. Eppure, la doppia tentazione dell’uomo religioso di ridurre la fede a precetti da osservare e di considerare la propria tradizione religiosa come espressione diretta della volontà di Dio non era assente dagli interlocutori di Gesù; l’esempio che segue, relativo alla parte dei beni che spetterebbe ai genitori (vss 9-13), brano che la liturgia elimina forse perché troppo difficile da spiegare, è emblematico della mentalità che Gesù sta stigmatizzando. Nonostante ciò, la chiesa dovrebbe riflettere sul rischio sempre in agguato di un formalismo religioso, di un tradizionalismo ottuso e miope che, difendendo se stesso, crede di difendere la fede nel momento stesso in cui rischia di distruggerla.
La seconda parte del brano evangelico (vss 14-23) è l’occasione per riportare un insegnamento di Gesù su ciò che, per lui, è veramente puro o impuro. Per la legislazione ebraica le norme di purità sono molto importanti, in particolar modo quelle di carattere alimentare; Gesù mostra che per lui esse non hanno più alcun valore; Marco osserva, alla fine del vs 19 (i vss 17-20 sono eliminati dalla liturgia) come con queste parole (quelle dei vss 14-15) «egli dichiarava puri tutti gli alimenti»; le leggi di Lev 11 e di Dt 14 relative agli animali e ai cibi proibiti non valgono più per il cristiano. Nei vss 21-23 Gesù sposta l’attenzione su una impurità ben più pericolosa: le cose che escono dal cuore dell’uomo. Il “cuore”, non dimentichiamolo, non è per la Scrittura la sede del sentimento, ma piuttosto quella della ragione e della volontà. La lista dei vss 21-23 è soltanto un esempio; Gesù non vuole darci un “catechismo” su quali siano i peccati più gravi; la serie di comportamenti qui elencati vuole soltanto mostrare come sono le azioni dell’uomo a renderlo impuro, ciò che egli consapevolmente compie, non le cose esterne a lui. Le cose, come gli alimenti, posti qui al centro del discorso, non sono mai cattive in se stesse, ma soltanto in rapporto all’uso che l’uomo ne fa. La polemica di Gesù si trasforma, in questo modo, in un appello per la libertà interiore dell’uomo; il viverla non dipende dalle cose che ci circondano (oggi diremmo piuttosto dalla società, sulla quale scarichiamo tutti i nostri mali!), ma da noi stessi.
Si ricordi, infine, come questo discorso di Gesù sia inserito da Marco all’interno della sezione dei pani e preceda subito l’episodio della donna sirofenicia (Mc 7,24-37; episodio che la liturgia omette), una pagana alla quale Gesù permette di mangiare il «pane dei figli»; subito dopo Marco ci racconta l’episodio della seconda moltiplicazione dei pani, avvenuta in terra pagana (8,1-9). Lo sfondo del nostro testo è perciò chiaro: non c’è più differenza tra ebrei e pagani; entrambi possono mangiare lo stesso pane. La distinzione tra gli uomini non passa più, infatti, attraverso le categorie rituali dei puro e dell’impuro, che impediscono all’ebreo osservante di mangiare alla stessa tavola del pagano; passa invece dal cuore dell’uomo e dal suo comportamento. L’abolizione delle barriere tra ebrei e pagani rende così possibile la missione di Gesù nel territorio sirofenicio, che Marco inizia a descriverci già in 7,24.
Luca Mazzinghi