2ª di Quaresima – ANNO A
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù, Abramo obbedì con fede alla tua parola: perdonaci per le nostre paure che impediscono di seguirti. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo Signore, Tu ci hai salvati e ci hai giustificati per la tua misericordia: perdona le nostre ottusità e gli atteggiamenti di condanna del mondo che sviliscono il tuo Vangelo. Abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, trasfigurato nella gloria, proclamato Figlio amato del Padre: perdonaci quando non ascoltiamo la tua Parola. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio, Padre buono, che hai tanto amato il mondo da dare il tuo Figlio, rendici saldi nella fede, perché, seguendo in tutto le sue orme, siamo con lui trasfigurati nello splendore della tua luce. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
INTRODUZIONE ALLA LITURGIA DELLA PAROLA
Dopo aver ascoltato domenica scorsa il racconto dell’alleanza con Noè, la prima lettura ci presenta l’alleanza che Dio realizza con Abramo in risposta alla sua disponibilità a sacrificare Isacco, il figlio della promessa. Questa alleanza viene rivolta in primo luogo ad Abramo e alla sua discendenza – nella quale si riconoscono ebrei, islamici e cristiani – ma diventa benedizione per tutte le nazioni della terra.
La seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Romani, riprende implicitamente il tema del sacrificio di Isacco per affermare che Dio, che ha risparmiato il figlio di Abramo, non ha risparmiato il proprio figlio, Gesù, ma lo ha consegnato per tutti noi.
La vera preparazione alla Pasqua dei discepoli di Gesù è stato il viaggio verso Gerusalemme. Dopo la violenta reazione di Pietro – portavoce del gruppo dei discepoli – all’annuncio che “il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare”, Gesù offre una esperienza straordinaria, che li aiuti a comprendere che accettare la morte che procura ad altri vita e pienezza umana non significa il fallimento dell’uomo e del suo progetto vitale ma, al contrario, assicura il successo definitivo dell’esistenza.
Prima Lettura Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18
Dal libro della Genesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». […]
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. […] Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. […]
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 115 (116)
Rit. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Rit.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Rit.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Rit. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Seconda Lettura Rm 8,31b-34
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo cfr. Mc 9,7
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode e onore a te, Signore Gesù!
VANGELO Mc 9,2-10
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, [sei giorni dopo] Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Questi
è il Figlio mio,
l’amato;
ascoltatelo!
La nostra preghiera di oggi
Sorelle e fratelli, come Gesù sul monte, eleviamo la nostra preghiera al Padre; egli accolga e trasfiguri in segno della sua gloria le nostre miserie e le nostre aspirazioni.
- Tuo Figlio salì sul monte a pregare per comprendere da te come essere fedele al tuo disegno d’amore;
– la preghiera della Chiesa sia sempre più il luogo nel quale essa scopre come esserti fedele nel mondo di oggi. - Il volto del tuo Figlio cambiò d’aspetto e mostrò la gloria della resurrezione che passa per la croce:
– il tuo Spirito ci renda capaci di vivere il vangelo anche quando ci fa soffrire per essere la trasfigurazione del tuo amore. - Come una nube la tua presenza ha avvolto i discepoli:
– rendici capaci di attenzione verso i più deboli e i sofferenti, avvolgi con il tuo amore le vittime della violenza e della guerra. - La tua voce sul monte ha indicato nel tuo Figlio colui che dobbiamo ascoltare;
– fa’ che sappiamo metterci in ascolto della Scrittura e della voce che sale da ogni nostro fratello che è l’immagine del tuo volto. - Tuo Figlio, scendendo dal monte, ha ordinato ai discepoli di non dire niente fino alla sua resurrezione:
– fa’ che ti serviamo per amore invece che per apparire; nei fatti più che a parole. - Tuo Figlio ha annunciato la sua resurrezione dai morti, speranza per Enzo e le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti:
– fa’ che uniti nell’amore partecipiamo alla morte e resurrezione di Gesù.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti) Signore Dio, nella nostra salita verso Gerusalemme, fa’ che camminiamo con perseveranza tenendo fisso lo sguardo su Gesù sottoposto alla croce, ma risorto e vivente con te e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo. (Mt 17,5)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella Bibbia: riflettiamo con le parole di Paolo alla gloria a cui siamo destinati e al piano della salvezza voluta da Dio: Romani 8,18-39 e 1Cor 15,35-58, 2Cor 3,1-18.
Letture di domenica prossima, III di Quaresima B:
Esodo 20,1-17; Salmo 19; Prima lettera ai Corinti 1,22-25; Giovanni 2,13-25.
Questo è il mio Figlio, l’amato
L’episodio della trasfigurazione è la risposta di Gesù all’incomprensione dei discepoli per i quali la morte è la fine di tutto.
Sentiamo cosa dice Marco. «Sei giorni dopo». È un’indicazione preziosa, il sesto giorno è quello che indicava la manifestazione della gloria di Dio sul Sinai e il giorno della creazione. Allora, ponendo questa cifra – i numeri nella Bibbia hanno sempre valore figurato, simbolico – l’evangelista vuole raffigurare il fatto che Gesù è la realizzazione piena della gloria di Dio.
E la gloria di Dio, come vedremo, si manifesta in una vita capace di superare la morte. Quindi «Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro». Il discepolo che si chiama Simone è presentato solo con il suo soprannome negativo che indica la testardaggine, di questo discepolo, la sua caparbietà, lo stare sempre in opposizione.
Precedentemente Gesù si era rivolto a Simone chiamandolo “Satana.”, diavolo. Quindi «prese con sé Pietro» e gli altri due discepoli difficili, “Giacomo e Giovanni” che in questo vangelo sono stati soprannominati “boanerghes”, cioè figli del tuono per il loro carattere autoritario e violento. «Li condusse su un alto monte», il monte è il luogo della manifestazione della condizione divina, «in disparte». Questa espressione “in disparte” è una chiave di lettura preziosa. Ogni volta che l’evangelista colloca questa espressione indica l’incomprensione o addirittura l’ostilità da parte dei discepoli.
«Fu trasfigurato», letteralmente “ebbe una metamorfosi davanti a loro”, «le sue vesti divennero splendenti, bianchissime». E l’evangelista fa un paragone, «Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche». Vuole indicare che questa trasfigurazione di Gesù, questa trasformazione, non è frutto dello sforzo umano, ma è frutto dell’azione divina, in risposta all’impegno di Gesù a favore dell’umanità.
L’evangelista dimostra che la morte non distrugge la persona, ma la potenzia. La morte non è un limite per la persona, ma il suo massimo sviluppo. “E apparve loro”, quindi a questi discepoli, “Elia con Mosè”. Quindi il personaggio importante è Mosè poiché viene posto in risalto. È il personaggio principale, l’autore della legge , ed Elia il profeta è colui che, con il suo zelo, l’ha fatta osservare.
«Conversavano con Gesù». Elia e Mosè, cioè la legge e i profeti, non hanno nulla più da dire, ai discepoli, conversano con Gesù. Sono gli uomini che nell’Antico Testamento hanno parlato con Dio e ora parlano con Gesù, che è Dio. «Prendendo la parola», letteralmente reagì, o rivoltosi a, quindi è una reazione quella del discepolo. Pietro, di nuovo con il suo soprannome negativo, «disse a Gesù: «Rabbì». Solo due personaggi chiamano Gesù “Rabbì” che era il titolo che si dava agli scribi, cioè coloro che insegnavano e imponevano l’osservanza della legge, e sono i due traditori, Pietro e Giuda.
Questo dimostra quale fosse la comprensione di Gesù che Simone aveva. «Rabbì è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne». Qual è il significato? C’era nell’attesa dell’epoca la speranza che il messia si sarebbe rivelato durante la festa più importante di tutte. C’era una festa in Israele, talmente importante che non aveva bisogno di essere nominata. Bastava dire “la festa”.
La festa per eccellenza era la festa delle capanne, che era un ricordo della liberazione dalla schiavitù egiziana e per una settimana si viveva sotto delle capanne. Ebbene si credeva che il nuovo liberatore sarebbe arrivato nel ricordo dell’antica liberazione. Quindi la festa delle capanne è la festa della liberazione. Allora Pietro vuole che Gesù si manifesti come messia durante questa festa, ecco il fatto di fare tre capanne, «Una per te, una per Mosè, una per Elia». Dei tre personaggi quello al centro è sempre il più importante. Per Pietro non è importante Gesù, ma Mosè.
Gesù ancora non è riuscito a far comprendere la novità che lui è venuto a portare e i discepoli sono rimasti a questa mentalità antica in cui c’è la centralità della legge con la violenza di Elia. Elia è il profeta che scannò personalmente 450 sacerdoti di un’altra divinità. Allora Pietro continua nella sua azione di Satana, è il tentatore. “Questo è il messia che io voglio, quindi manifestati come messia osservando la legge di Mosè e imponendola con lo zelo profetico e violento di Elia.
«Non sapeva infatti cosa dire perché erano spaventati», letteralmente terrorizzati. Perché? Pietro s’è scontrato già con Gesù, che l’ha chiamato Satana, e di fronte alla manifestazione della divinità in Gesù teme un suo castigo. «Venne una nube», la nube è segno della presenza divina, e in particolare segno di liberazione da parte di Dio, «Che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce», e quindi è la voce di Dio, «Questi è il figlio mio, l’amato», l’amato significa il figlio primogenito che è l’erede di tutto. «Lui ascoltate!» L’ordine è imperativo. Non devono ascoltare né Mosè né Elia. È soltanto Gesù che va ascoltato. Quello che ha scritto Mosè e quello che ha fatto e scritto Elia vanno reintrerpretati e messi in relazione con l’insegnamento di Gesù. Gesù va ascoltato. Tutto quello che lo precede e che coincide con lui va accolto, tutto quello che si distanzia o è contrario non sarà norma di comportamento per la comunità dei credenti.
«E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro». Cercano ancora Mosè ed Elia cercano ancora la sicurezza della tradizione. Ma se prima Mosè e Elia non avevano niente da dire ai discepoli, ora scompaiono dalla loro azione.
«Mentre scendevano dal monte ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti». Perché? Abbiamo visto qual è la condizione dell’uomo che passa attraverso la morte, quindi non è una condizione di distruzione, ma di potenza divina, ma non sanno ancora che questa condizione divina passerà attraverso la morte più infamante, la morte di croce. Quindi potrebbero avere dei falsi sentimenti di trionfalismo.
«Essi tennero per loro la cosa chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti». Continuano ad escludere la morte di Cristo, non riescono a capire come il messia possa andare incontro alla morte. Secondo la tradizione il messia non poteva morire.
Alberto Maggi