11ª DOMENICA T.O. – ANNO B
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Canto
Atto penitenziale
Signore Gesù, il tuo Regno è seme di vita, ma noi non lo accogliamo nelle nostre vite: abbi pietà di noi
Signore, pietà!
Cristo Signore, il tuo Regno è giustizia e pace, ma noi viviamo nell’ingiustizia e nella discordia: abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore Gesù, il tuo Regno è vicinissimo, ma noi non lo attendiamo con perseveranza: abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Padre, che spargi nei nostri cuori il seme del tuo regno di verità e di grazia, concedici di accoglierlo con fiducia e coltivarlo con pazienza, per portare frutti di giustizia nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Introduzione alla Liturgia della Parola
Il profeta Ezechiele applica al Regno di Dio l’immagine di uno splendido, superbo albero, il cedro.
Il brano della seconda lettera ai Corinzi sottolinea la condizione di provvisorietà che caratterizza la nostra vita.
Il vangelo di Marco riprende l’immagine di Ezechiele del Regno di Dio come una pianta che cresce, ma non più un superbo cedro, bensì un arbusto dell’orto.
Prima Lettura Ez 17,22-24
Dal libro del profeta Ezechièle
Così dice il Signore Dio:
«Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 129 (130)
È bello rendere grazie al Signore.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.
È bello rendere grazie al Signore.
Seconda Lettura 2Cor 5,6-10
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 6,51
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mc 4,26-34
Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Dorma o vegli
il seme
germoglia
e cresce
La nostra preghiera di oggi
Fratelli e sorelle, uniamo la nostra preghiera a quella di Gesù, colui che con le sue parole e le sue azioni ci ha rivelato definitivamente il Regno.
- Ti preghiamo per la tua chiesa:
– sia messaggera del Regno e predisponga tutto per accogliere la sua venuta. - Ti preghiamo per i cristiani:
– siano fedeli alla logica del Regno e vivano le sue esigenze radicali. - Ti preghiamo per gli uomini e le donne della terra:
– scoprano di essere tutti fratelli e sorelle, viandanti e pellegrini in attesa del Regno. - Ti preghiamo per noi qui riuniti dalla tua Parola:
– il desiderio del Regno ispiri e orienti ogni nostro comportamento. - Ti preghiamo per Anna Maria, Giuseppina e per tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti:
– accorda loro la pace del tuo regno eterno e conferma in noi la speranza della resurrezione.
(Intenzioni personali formulate nel silenzio)
(Tutti) Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro: il tuo figlio Gesù ha conosciuto la modestia degli inizi della chiesa, in cui ormai ogni uomo può trovare la propria dimora; in lui si raduneranno tutti i popoli della terra. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:
Il regno di Dio è come un granello di senape; cresce e diventa più alto di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra. (Mc 4,31-32)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: La pazienza di Dio (Es 34.6-9, Salmo 102; Mt 18,23-35; Rm 3,21-26); la crescita del seme (Is 55,8-11; Salmo 125; Mt 6,25-34; 1Cor 3,5-15; 2Cor 9,6-13).
Le letture di Domenica prossima, XII del tempo ordinario
Giobbe 38,1.8-11; Salmo 106; 2Corinzi 5,14-17; Marco 4,35-41
LE PARABOLE DEL SEME: URGENZA E COINVOLGIMENTO
da «Perché Gesù parlava in parabole?» di Carlo Maria Martini
Qual è la forza delle parabole del seme?
1. Anzitutto la situazione seria che sottostà alle parabole ed è la radice della loro forza. La esprimerei in tre frasi: il regno c’è; il regno è inarrestabile; il regno è qui. Questa è la forza. Il regno c’è, ed è in Gesù. Il regno è inarrestabile, niente può fermarlo. Il regno è qui, è adesso. Questa la «punta» delle parabole.
Forse una delle traduzioni più chiare in linguaggio catechetico, affermativo, descrittivo, di tale serietà la troviamo in Luca 17,20: «Interrogato dai farisei: Quando verrà il regno di Dio?, rispose: Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: eccolo qui, eccolo là, perché il regno di Dio è in mezzo a voi». Queste parole esprimono tutta l’intima energia di Gesù, il quale sente di essere il regno, sa che il regno c’è e vuole dirlo in tutto i modi, vuole gridarlo in tutti i toni, ma trova davanti a sé una situazione confusa e poco chiara.
2. Situazione bisognosa di chiarimento. La gente non vuole aprire gli occhi, aspetta sempre qualcosa di appariscente, di sensazionale. Potremmo dire: la scintilla che fa esplodere la parabola nasce dalla forza di un annuncio e dalla controforza di una resistenza. La gerite vede qualcosa di clamoroso e chiede: Dov’è questo regno di Dio? Anche oggi, almeno in Europa, la gente corre facilmente là dove si parla di un’apparizione, di una rivelazione; probabilmente ha bisogno di cose visibili, un po’ sensazionali; stenta ad accettare che il regno sia nelle cose semplici, piccole, quotidiane, insignificanti. Gesù viene come per nascondersi nella profondità della terra e la gente chiede: Dov’è questo seme? dov’è questo regno?
Quindi è urgente aprire gli occhi e capire che il regno è qui, malgrado non abbia l’appariscenza e la strapotenza che noi immaginiamo debba avere il mistero di Dio.
Già intravediamo lo scandalo della croce: la gente che fa fatica a capire il piccolo seme farà ancora più fatica ad accettare che il regno venga mediante la croce! Dio si incarna nell’umiltà del Figlio e nella semplicità della vita quotidiana, e non è riconosciuto. È vero che Gesù compie alcuni «segni», i miracoli; i miracoli però cosa sono? Guarigioni di povera gente, di storpi, di malati; ciò non basta, si vuole altro.
La forza delle parabole del seme può consistere allora in questo: è urgente cogliere ciò che non appare ma che in realtà esiste. Il regno è qui, si sviluppa comunque, come il piccolo seme, e niente potrà fermarlo; avrà un successo straordinario, il cento per uno, a meno che noi lo respingiamo o vi resistiamo. Gesù vuole gridare che il regno è qui e bisogna credere all’Evangelo, accoglierlo nella fede: «Credete all’Evangelo, il regno di Dio è vicino».
Tutto questo si ripete nella nostra esperienza cristiana. Talora ci domandiamo: Quando mai il Signore mi farà convertire? Quando mi accorderà questo dono? Quando lo sentirò presente nella mia vita? Quando? Adesso. Il regno di Dio è qui e, se tu lo cerchi al di fuori, non lo trovi, perché è nella fede che ti sarà data la salvezza e non devi aspettarti altro.
Un altro modo per esprimere la serietà della situazione è questo: voi rischiate di perdere l’essenziale aspettando sempre qualcosa di accessorio. Chi accoglie nella fede il regno già lo possiede, perché la fede è radice di santità, di libertà, di giustificazione, di amore, di perdono.
Nelle parabole del seme Gesù vuole scuotere la pigrizia, l’indolenza, la sensualità dell’uomo che non accondiscende a credere, che non accetta i segni piccoli e semplici, che vuole lasciarsi convincere soltanto dalla potenza di un esercito, del denaro, del successo, mentre invece Gesù si presenta nell’umile immagine di un uomo amico.