DOMENICA DELLE PALME

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme

Fratelli e sorelle, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue, grazia e pace in abbondanza a tutti voi.
Tutti: E con il tuo Spirito.

Prete: Carissimi fratelli e sorelle, questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall’inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e resurrezione: accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua resurrezione.

Benedizione dei rami di ulivo

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
attraverso un ramo di ulivo
hai annunciato a Noè
e ai suoi figli la fine del castigo
e l’inizio dell’alleanza con ogni creatura;
attraverso i rami di ulivo
hai voluto che tuo Figlio Gesù
fosse salutato quale Messia, Re di pace,
umile e mite,
venuto per compiere l’alleanza definitiva
e portare la riconciliazione:
sii benedetto per questi rami di ulivo ✠
segno della gioia pasquale
che ci prepariamo a vivere,
e accordaci, nella tua benedizione,
di accogliere gioiosamente colui che viene,
Gesù Cristo il Re,
benedetto nei secoli dei secoli. Tutti: Amen.

VANGELO  Mt 21,1-11

Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.
.
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.

Imitiamo, fratelli e sorelle, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e procediamo in pace.

 

Canto

 

Colletta

Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    Is 50,4-7

Dal libro del profeta Isaia
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 21 (22)

Rit. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Rit.
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Rit.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Rit.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele.
Rit.

 

Seconda Lettura    Fil 2,6-11

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Fil 2,8-9

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

 

VANGELO  Mt 26,14-27,66

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

  • Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?

N. In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse:
T. «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?».
N. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

  • Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?

Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:
T. «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Ed egli rispose:
«Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”».
N. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

  • Uno di voi mi tradirà

Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse:
«In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
N. Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli:
T. «Sono forse io, Signore?».
N. Ed egli rispose:
«Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
N. Giuda, il traditore, disse:
T. «Rabbì, sono forse io?».
N. Gli rispose:
«Tu l’hai detto».

  • Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue

N. Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse:
«Prendete, mangiate: questo è il mio corpo».
N. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo:
«Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».
N. Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro:
«Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».
N. Pietro gli disse:
T. «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai».
N. Gli disse Gesù:
«In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».
N. Pietro gli rispose:
T. «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò».
N. Lo stesso dissero tutti i discepoli.

  • Cominciò a provare tristezza e angoscia

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:
«Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare».
N. E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro:
«La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».
N. Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo:
«Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
N. Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro:
«Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
N. Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo:
«Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà».
N. Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro:
«Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

  • Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono

N. Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo:
T. «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!».
N. Subito si avvicinò a Gesù e disse:
T. «Salve, Rabbì!».
N. E lo baciò. E Gesù gli disse:
«Amico, per questo sei qui!».
N. Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse:
«Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?».
N. In quello stesso momento Gesù disse alla folla:
«Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti».
N. Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

  • Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza

Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono:
T. «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”».
N. Il sommo sacerdote si alzò e gli disse:
T. «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?».
N. Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse:
T. «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio».
«Tu l’hai detto – gli rispose Gesù – anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».
N. Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo:
T. «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?».
N. E quelli risposero:
T. «È reo di morte!».
N. Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo:
T. «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

  • Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte

N. Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse:
T. «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!».
N. Ma egli negò davanti a tutti dicendo:
T. «Non capisco che cosa dici».
N. Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti:
T. «Costui era con Gesù, il Nazareno».
N. Ma egli negò di nuovo, giurando:
T. «Non conosco quell’uomo!».
N. Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro:
T. «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!».
N. Allora egli cominciò a imprecare e a giurare:
T. «Non conosco quell’uomo!».
N. E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

  • Consegnarono Gesù al governatore Pilato

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì -, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo:
T. «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente».
N. Ma quelli dissero:
T. «A noi che importa? Pensaci tu!».
N. Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero:
T. «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue».
N. Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

  • Sei tu il re dei Giudei?

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo:
T. «Sei tu il re dei Giudei?».
N. Gesù rispose:
«Tu lo dici».
N. E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora Pilato gli disse:
T. «Non senti quante testimonianze portano contro di te?».
N. Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse:
T. «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?».
N. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire:
T. «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».
N. Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro:
T. «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?».
N. Quelli risposero:
T. «Barabba!».
N. Chiese loro Pilato:
T. «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?».
N. Tutti risposero:
T. «Sia crocifisso!».
N. Ed egli disse:
T. «Ma che male ha fatto?».
N. Essi allora gridavano più forte:
T. «Sia crocifisso!».
N. Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo:
T. «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!».
N. E tutto il popolo rispose:
T. «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».
N. Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

  • Salve, re dei Giudei!

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano:
T. «Salve, re dei Giudei!».
N. Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

  • Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!

Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo:
T. «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!».
N. Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano:
T. «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio!”».
N. Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

  • Elì, Elì, lemà sabactàni?

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce:
«Elì, Elì, lemà sabactàni?»,
N. che significa:
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
N. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano:
T. «Costui chiama Elia».
N. E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano:
T. «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!».
N. Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

Qui si genuflette e si fa una breve pausa

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano:
T. «Davvero costui era Figlio di Dio!».
N. Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

  • Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo

Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

  • Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete

Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo:
T. «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!».
N. Pilato disse loro:
T. «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete».
N. Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

.

Figlio di Dio,
eppure
crocifisso

 

La nostra preghiera di oggi

Il racconto della passione di Gesù è la prova di un amore senza misura. Ora possiamo pregare il Padre nel nome del suo Figlio.

  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno»;
    – accordaci la tua misericordia e rendici capaci di perdono.
  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Oggi sarai con me in paradiso» e hai fatto di un ladro il primo santo della storia;
    – prepara per noi un posto nel tuo regno.
  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Figlio, ecco tua madre» e a tua madre: «Ecco tuo figlio»;
    – conferma la tua chiesa quale madre di ogni credente.
  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Ho sete»;
    – dona anche a noi la sete del Dio vivente.
  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»;
    – rendici capaci di sopportare il silenzio di Dio.
  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Tutto è compiuto»;
    – concedici di compiere la nostra vocazione fino alla morte.
  • Signore Gesù, sulla croce tu hai detto: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito»;
    – insegnaci ad abbandonarci in Dio nell’ora della morte e accogli, nella tua misericordia, Nino, Corradina e i nostri fratelli e sorelle defunti.

(Tutti): Padre Santo, la croce di tuo Figlio sia la nostra forza di fronte alle contraddizioni e alle prove: la tua potenza agisca nella nostra debolezza come ha agito nella passione di Gesù, poiché egli è morto ma ora è Risorto e Vivente, nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà. (Mt 26,42)

 

Comunione

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia:  .

Le letture di Domenica prossima, quarta di Avvento – anno C
Michea 5,1-4; Salmo 79; Ebrei 10,5-10; Luca 1,39-48.

Dalla croce un mondo nuovo
di Bruno Maggioni
Su tutte le letture liturgiche di questa domenica campeggia il grande racconto della passione di Gesù secondo Matteo. Non possiamo certo qui commentarlo in tutte le sue parti. Ci accontentiamo, perciò, di alcuni episodi particolarmente importanti: l’arresto, la scena degli oltraggi, il rinnegamento di Pietro, la crocifissione.
L’arresto di Gesù. Matteo in questo episodio segue perfettamente il canovaccio di Marco, punto per punto. Però lo precisa. Con una parola, Gesù mette in risalto il tradimento di Giuda, l’ingratitudine che esso racchiude: «Amico, fai quello per cui sei venuto» (26,50). È, forse, un’allusione al Salmo 55, la preghiera di un uomo tradito dagli amici più cari: «Se mi avesse insultato il nemico, l’avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, insieme camminavamo gioiosi verso la casa del Signore».
Gesù poi parla al discepolo che ha sfoderato la spada (26,52‑54) rimproverandolo e spiegandogli la via che il Messia deve percorrere in obbedienza alle Scritture. Gesù rifiuta la tentazione zelota che invitava alla violenza: quella di Gesù è la via della croce, non della violenza e della forza. E se Gesù si lascia arrestare è solo per libera decisione: non per impotenza, ma per obbedire al piano divino di salvezza. Gesù vive, fino in fondo, la debolezza dell’amore perché è in esso che, appunto, si svela la forza di Dio.
Gesù oltraggiato. L’importanza della scena degli oltraggi risalta per il posto centrale che occupa nella narrazione; la sua scarna sobrietà produce, nel lettore, un forte effetto di drammaticità: il Figlio di Dio è trattato come un profeta da burla. Per comprendere il significato della scena occorre fare un confronto con Isaia 50,6 da cui la descrizione evangelica sembra dipendere: «Ho presentato il mio dorso alle percosse, le mie guance a chi mi strappava la barba; non ho sottratto il mio volto agli schiaffi e agli sputi». Nel testo di Isaia (che si riferisce alla misteriosa figura del Servo di Dio) l’enumerazione degli oltraggi sembra avvenire secondo un crescendo: prima la flagellazione, poi gli si strappa la barba, infine, oltraggio supremo, gli sputi e gli schiaffi. Isaia vuole farci capire (ed è una lezione che egli ha imparato meditando sulla sorte dei profeti) che la fedeltà a Dio espone il Servo a ogni sorta di oltraggi, anche i più infamanti.
Isaia ha colto una leggera costante nella storia di salvezza: la sua non è solo una descrizione che interpreta il passato, ma anche l’avvenire.
Ed è una profezia: il Giusto per eccellenza subirà la stessa sorte. Così il fatto che Gesù subisce degli oltraggi non è un segno della sua colpevolezza; non è un segno che nega la sua messianità; al contrario, ne è una luminosa conferma di quanto vuol dirci l’evangelista.
Il rinnegamento di Pietro (26,69‑75). Pietro, che aveva confessato apertamente Gesù a Cesarea (ma che già allora aveva reagito di fronte alla rivelazione di un Messia incamminato verso la croce: 16,22), ora lo rinnega tre volte. Il contrasto fra la scena del processo e la scena di Pietro accanto al fuoco è molto significativo: Gesù testimonia la propria identità fino alle ultime conseguenze, Pietro rinnega il proprio Signore.
Il vangelo riporta una dura parola di Gesù contro coloro che lo rinnegano: «Chiunque mi avrà rinnegato dinanzi agli uomini, anch’io lo rinnegherò dinanzi al Padre mio» (10,33). Il nostro racconto garantisce, però, che la possibilità del perdono è sempre offerta (26,75): «Uscito fuori, Pietro pianse amaramente».
«Se sei Figlio di Dio» (27,40.43.44): come nella tentazione (4,16) anche sulla croce è in gioco la filiazione divina di Gesù. Una filiazione negata e svelata, e che proprio nella ragione per cui è negata mostra la sua novità. Tutti, anche coloro che lo negano, riconoscono che Gesù ha preteso una filiazione che si è espressa nella totale consegna alla volontà del Padre, non in concorrenza con essa. Gli stessi sacerdoti dicono, citando il Salmo 22: «Ha confidato in Dio» (27,43).
Il verbo ha confidato dice l’obbedienza fiduciosa, l’abbandono, l’atteggiamento di chi pone la propria vita nelle mani di un altro. Il tempo perfetto dice, poi, la stabilità: Gesù ha sempre, in tutta la sua vita, posto la propria fiducia in Dio. Porre la propria vita nelle mani di un altro è la manifestazione più alta della dipendenza. Così Gesù ha espresso la sua coscienza di essere Figlio: non nella ricerca e nell’affermazione di una grandezza centrata su se stesso, rivendicata in concorrenza col Padre, ma in una grandezza tutta sospesa all’ascolto del Padre, tutta rivolta al Padre. La filiazione di Gesù rinvia al Padre.
I sacerdoti dunque, senza volerlo, manifestano la profonda verità di Gesù. E mostrano intuizione legando insieme la sua fiducia nel Padre e la sua pretesa di essere Figlio: «Infatti ha detto: sono il Figlio di Dio» (27,43). Sbagliano però il modo di guardare la croce. Per loro è il momento in cui il Padre deve ‑ se davvero è suo Padre! ‑ rispondere alla fiducia del Figlio, venendo in suo soccorso. Invece è il momento in cui il Figlio mostra tutta la sua profondità, e la serietà, della sua fiducia nel Padre. Il Padre risponderà, ma dopo.

Gesù muore sulla croce assaporando sino in fondo l’abbandono. Ma appena morto la prospettiva si rovescia. La luce scaturisce solo dopo che le tenebre divennero più fitte: «Dalla sesta ora in poi, fino all’ora nona, si fece buio su tutta la terra» (27,45). Due segni testimoniano che la morte di Gesù è salvezza. Il primo è il velo del tempio che si lacera (27,51), il secondo è il riconoscimento della filiazione divina di Gesù da parte dei soldati pagani (27,54).
Il giudizio dei passanti e dei sacerdoti era, dunque, falso. La lacerazione del velo del tempio è una risposta alla derisione dei passanti: il tempio è davvero finito e una prospettiva nuova si apre. E il riconoscimento dei soldati è una risposta alle derisioni dei sacerdoti.
Gesù è davvero il Figlio di Dio ‑ proprio perché è rimasto sulla croce anziché scendere ‑ e mentre i giudei lo rifiutano, i pagani lo riconoscono. I pagani vedono ciò che i giudei non vedono.
I due segni indicati sono presenti anche in Marco. Matteo, però, non si accontenta e, per mettere in luce la portata dell’avvenimento, racconta che «la terra tremò e le rocce si spaccarono», e anticipa la risurrezione dei morti (27,51‑53). La via della croce è la via della risurrezione.
Tutti i vangeli legano la croce alla risurrezione, ma in Matteo il legame è, se possibile, ancora più stretto. La risurrezione ‑la nostra risurrezione ‑ è come anticipata e posta ai piedi della croce. Matteo sa bene che la risurrezione dei morti viene dopo quella di Gesù, e lo dice: «Dopo la sua risurrezione» (27,53).
Tuttavia la pone ugualmente ai piedi della croce. Nello scorrere del tempo la risurrezione viene dopo, ma la sua ragione è qui, accanto alla croce. La risurrezione, quella di Gesù come la nostra, è il frutto della croce.
I fili che collegano il racconto della croce e quello della risurrezione, quasi sovrapponendo i due eventi, sono anche altri: il terremoto, la presenza delle guardie, lo spavento (cfr. 28,1‑8).
Questo stretto legame illumina sia la crocifissione che la risurrezione, imprimendo ad ambedue una dimensione cosmica.
La croce è il momento della nascita del nuovo mondo: non semplicemente la tappa che lo precede, ma proprio l’istante in cui il mondo nuovo si affaccia. E la risurrezione non è solo quella di Gesù, ma anche la nostra.
In quella di Gesù è racchiusa la risurrezione finale, nella quale sono coinvolti gli uomini e il mondo.