31ª Domenica T.O. – ANNO A

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

Canto

 

Atto penitenziale

Per quando non riusciamo ad incontrarci come fratelli, creando ancora nel mondo situazioni in cui si soffrono guerra e fame; per quando la Chiesa sta a guardare senza porsi dalla parte dell’oppresso. Per noi e per la Chiesa: Signore, pietà!
Signore pietà!

Per quando siamo sordi all’annuncio del Vangelo e non siamo coerenti nel viverlo; per quando la Chiesa pone pesi sulle spalle della gente. Per noi e per la Chiesa: Cristo, pietà!
Cristo, pietà!

Per quando i preti sono attaccati al denaro e i vescovi alla convenienza, amando i posti d’onore e il sentirsi chiamare “maestri”; per tutte le volte che la Chiesa non ti riconosce come unico maestro. Per noi e per la Chiesa: Signore, pietà!
Signore, pietà!

 

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, creatore e Padre di tutti, donaci lo Spirito del tuo Figlio Gesù, venuto tra noi come colui che serve, affinché riconosciamo in ogni uomo la dignità di cui lo hai rivestito e lo serviamo con semplicità di cuore. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    Mal 1,14b-2,2b.8-10

Dal libro del profeta Malachia
Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione.
Voi invece avete deviato dalla retta via
e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi,
dice il Signore degli eserciti.
Perciò anche io vi ho reso spregevoli
e abietti davanti a tutto il popolo,
perché non avete seguito le mie vie
e avete usato parzialità
nel vostro insegnamento.
Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 130 (131)

Rit. Custodiscimi, Signore, nella pace.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Rit.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Rit.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
Rit. Custodiscimi, Signore, nella pace.

 

Seconda Lettura    1Ts 2,7b-9.13

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Mt 23,9b.10b

Alleluia, alleluia.
Uno solo è il Padre vostro, quello celeste
e uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Mt 23,1-12

Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

Il più grande
tra voi
sia vostro servo

 

 

La nostra preghiera di oggi

Chiediamo al Signore luce e coraggio per capire e mettere in pratica la sua parola.

  • Con quelli che dicono e non fanno, noi ti preghiamo Signore:
    – guariscici dalla terribile malattia dell’ipocrisia.
  • Con quelli che impongono pesanti fardelli sulle spalle dei fratelli, noi ti preghiamo Signore:
    – insegnaci a chiedere agli altri solo ciò che anche noi siamo disposti a fare.
  • Con quelli che amano essere onorati dagli uomini, noi ti preghiamo Signore:
    – fa’ che ricerchiamo la gloria che viene da te solo.
  • Con quelli che si ergono a maestri e vogliono essere serviti, noi ti preghiamo Signore:
    – fa’ che teniamo fisso lo sguardo su Gesù, il Maestro venuto per servire.
  • Con tutte le nostre sorelle e i fratelli defunti, noi ti preghiamo Signore:
    – rinnova la speranza che assimilati a te nella morte lo siamo anche nella resurrezione.

(Tutti) Ti preghiamo, Signore, allontana da noi lo spirito farisaico, l’ipocrisia delle azioni che non concordano con il Vangelo e la falsità di una religione limitata a pratiche esteriori. Rendici conformi al tuo Figlio che si è abbassato fino a farsi servo di tutti. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Uno solo è il Padre vostro, che è nei cieli; uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. (Cf. Mt 23,9.8)

 

Comunione

 

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: I cattivi pastori ( Geremia 23; Ezechiele 34; Zaccaria 11,4-17 e Luca 11,37-52)

Letture di domenica prossima, XXXII del tempo ordinario A:
Sapienza 6,12-16; Salmo 63; Prima lettera ai Tessalonicesi 4,13-18; Matteo 25,1-13.

Ipocrisia
Quanto è stato detto in termini soavi a proposito della sequela del Signore, nello scontro con gli scribi e i farisei, diventa invece polemica delle negatività dei loro comportamenti. Matteo ha un lunghissimo brano riguardante le ipocrisie e le apparenze che ingannano (Mt 23,1-32).
Quasi a freddo, l’evangelista condanna le condotte ipocrite. Riassumendole: dicono e non fanno; pongono sulle spalle degli uomini pesi insopportabili; fanno le opere per essere visti dagli uomini. Il primo brano termina: «Il più grande tra voi sia vostro servo. Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Mt 23,11-12).
Al di là dei motivi che spiegano la scrittura del brano, nell’economia del vangelo, la polemica tocca punti nevralgici di comportamenti umani possibili e anche ricorrenti nell’annuncio della verità.
Il primo rimprovero è rivolto non tanto a chi, per dovere istituzionale, è «costretto» a dire, per poi non fare, ma a quell’atteggiamento chiamato «moralistico» che obbliga, diventa intransigente e spietato, quasi che qualcuno abbia, il potere di essere al di sopra delle parti e di erigersi a «mae-stro» e «guida».
L’atteggiamento evangelico è molto diverso. È paziente, rispettoso, la parola più esatta è misericor-dioso. Non è indulgente, perché i richiami ai fatti e non alle parole sono frequenti. Ma lungi dal Si-gnore l’atteggiamento del Messia che viene a pulire la terra dai malvagi, a perseguitare i cattivi, a estirpare il male. Il male si estingue facendosene carico, portandone il peso, morendone, come farà il Signore. Chi dunque dice e non fa, non può dimenticare i «suoi debiti», come ricorderà la parabo-la dei servi (Mt 18,23-35). Nessuno, anche grazie alle sue funzioni, può assumere la veste di giudi-ce. L’atteggiamento evangelico è quello dell’affiancamento e della fraternità.
Il secondo atteggiamento condannato è quello di quanti opprimono con pesi insopportabili.
È la tentazione della perfezione; non già applicata a se stessi, ma imposta. La perfezione non è fatta di obblighi, doveri, sacrifici. È comprensione positiva del mistero di Dio. Solo la positività della proposta suggerisce percorsi che sono anche dolorosi. Le privazioni non hanno senso non in sé, ma nel percorso di perfezione.
Spesso il rischio dell’imposizione stravolge ogni forma di positività: il volto del vangelo non può essere negativo, proibitivo, impeditivo. Tutt’altro. È gioia, solarità, liberazione. Nella po-sitività della vita di Dio hanno senso le privazioni, che diventano semplicemente abbandono di per-corsi e di attaccamenti, per dirigersi verso le forme alte della libertà e della gioia.
Infine l’evangelista condanna in apparenze. Con dettagli particolareggiati, che potrebbero essere ri-presi per tutte le epoche del mondo, il brano del vangelo fa emergere l’insopportabilità di chi si gloria di nulla. Apparati che servono ad alimentare la pochezza della propria inconsistenza e ottenere, proprio con le apparenze, gloria e onori. Un atteggiamento di tal genere è quanto di più antievangelico esista. Non si può, di fronte a Dio, apparire con il nulla. Egli che guarda alla consistenza delle anime, non sopporta teatri, scene, vanaglorie tutte umane, che hanno l’unico scopo di ottenere, a basso costo, onore e gloria. L’onore e la gloria sono riservati a Dio.
Vinicio Albanesi

PROSSIMAMENTE

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