3ª DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

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Canto

 

Aspersione con l’acqua lustrale

Fratelli e sorelle carissimi, invochiamo la benedizione di Dio nostro Padre perché questo rito di aspersione ravvivi in noi la grazia del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.

Padre, gloria a te, che dall’Agnello immolato sulla croce fai scaturire le sorgenti dell’acqua viva.
Gloria a te, o Signore.

Cristo, gloria a te, che rinnovi la giovinezza della Chiesa nel lavacro dell’acqua con la parola della vita.
Gloria a te, o Signore.

Spirito, gloria a te, che dalle acque del Battesimo ci fai riemergere come primizia della nuova umanità.
Gloria a te, o Signore.

Il prete prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il clero e il popolo

Dio onnipotente ci purifichi dai peccati e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno nei secoli dei secoli. Amen.

 

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, che in questo giorno santo raduni la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci di riconoscere il Cristo crocifisso e risorto che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture e si rivela a noi nello spezzare il pane.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    At 2,14.22-33

Dagli Atti degli apostoli
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.                                        

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 15 (16)

Alleluia, alleluia, alleluia.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

 

Seconda Lettura    1 Pt 1,17-21

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri.
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         cfr. Gv 20,29

Alleluia, alleluia.
Signore Gesù, facci comprendere le Scritture; arde il nostro cuore mentre ci parli. (Cf. Lc 24,32)
Alleluia, alleluia.

VANGELO    Lc 24,13-35

Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Credete in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra? Credo.

Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credo.

Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna? Credo.

Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia per la vita eterna, in Cristo Gesù, nostro Signore. Amen.

Lo riconobbero
nello spezzare
il pane

 

 

La nostra preghiera di oggi

Preghiamo il Signore risorto per noi e per tutti gli uomini.

  • Gesù risorto, ti sei posto al fianco dei due discepoli di Emmaus:
    – aiutaci ad essere vicini ad ogni uomo, capaci di condividere dolori e paure e di infondere speranza.
  • Gesù risorto, tu ci hai svelato il senso delle Scritture:
    – insegnaci a leggere la storia alla luce della tua vittoria sulla morte.
  • Gesù risorto, tu hai dato la gioia ai discepoli di riconoscerti nello spezzare il pane:
    – dona la gioia della comunione e della pace a tutti i popoli della terra.
  • Gesù risorto, tu hai reso i discepoli testimoni della tua resurrezione:
    – fai di noi dei testimoni credibili del Vangelo e dona alle coppie che oggi ringraziano il Padre per i loro 25, 40, 50 e 60 anni di matrimonio di essere segno visibile del tuo amore.
  • Gesù risorto, ti affidiamo Quarta e tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti:
    – concedici di discernere il senso dell’eternità nascosto nelle realtà quotidiane.

(Tutti): Signore Gesù, il nostro cuore sia sempre ardente quando ci parli, sappia riconoscerti presente nella storia dell’umanità, e ti cerchi come suo Salvatore e Signore, nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

I discepoli riconobbero Gesù, il Signore, nello spezzare il pane. Alleluia. (Cf. Lc 24,35)

 

Comunione

 

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia:  la gloria che passa attraverso la croce (Giovanni 12,20-36); la frazione del pane nella prima comunità cristiana (Atti 2,42-47; 20,7-11).

Letture di domenica prossima, IV del tempo di Pasqua

Atti 2,36-41; Salmo 23; Prima lettera di Pietro 2,20-25; Giovanni 10,1-10.

L’Evangelizzatore in San Luca (Carlo Maria Martini)
«Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro». È potente il simbolismo di queste brevissime annotazioni. Mentre essi erano in situazione di confusione e di amarezza, Gesù si avvicina, quindi è lui che, come evangelizzatore, prende l’iniziativa di salvezza. Ancora una volta è in lui Javhè misericordioso che si avvicina all’uomo confuso, all’evangelizzatore messo in imbarazzo e che ha bisogno lui stesso di essere evangelizzato. «Gesù si avvicina e si mette a camminare al loro passo».
L’annotazione è meravigliosa: si mette a camminare al loro passo per un bel po’ senza dir niente. Così fa loro compagnia, si fa accettare come misterioso compagno di viaggio, discreto, non invadente, che non li obbliga ad abbassare il tono, a parlare sottovoce. Continuano a parlare perché Gesù sembra amichevole e, quasi naturalmente, lo immettono nella conversazione.
A un certo punto, però, Gesù fa una domanda: « Di che tipo sono queste parole che scambiate tra voi?».
Avrebbe potuto intervenire partendo dalla gloria di Dio, descrivendo la gloria di Dio venuto tra gli uomini, e in tal modo illuminarli in un istante e guarirli.
Invece il metodo è un altro: è il metodo progressivo dello stimolo, della domanda, del far venire fuori gradualmente il problema. Ecco Gesù, sapiente pedagogo evangelizzatore, che aiuta i due ad aiutarsi; non li sconvolge con lá sua intuizione profetica, dicendo loro che stavano sbagliando, ma piuttosto fa in modo che essi mettano in chiaro quello che hanno dentro, che prendano coscienza di ciò che stanno facendo e vivendo, che sciolgano i nodi interiori, oggettivandoli.
Gesù fa la domanda giusta; spesso succede, in questi casi, che uno precipita la situazione magari illudendo, cercando di distrarre, cambiando argomento. Ma facendo cosi spesso si chiude il discorso e, se qualche volta può andare bene per la banalità dell’argomento, altre volte è certamente sbagliato. Nel nostro caso Gesù capisce che l’argomento è profondo e li interroga sia sull’oggetto della conversazione sia sul loro stato d’animo: «perché siete tristi», o — secondo altre traduzioni — «si fermarono tristi». La parola produce immediatamente l’emergere della situazione di fondo che è la tristezza e i due discepoli non si possono più sottrarre alla domanda semplice e umana di Gesù.
Qual è la risposta? La risposta ha due momenti. In un primo momento è un po’ impertinente, quasi scostante: «tu solo straniero non sai queste cose». E Gesù, come se niente fosse, non tiene conto di questa prima rugosità, sapendo che le prime risposte spesso non sono quelle vere, sono quelle del riccio che si chiude, per non rivelare subito il mistero della persona. Gesù riceve la scortesia e la neutralizza nella sua pazienza, nella sua bontà e ridà corda al discorso.

Infatti, quando i discepoli si sono sciolti, resi di nuovo capaci di amicizia — prima stavano discutendo tra di loro, litigando, adesso sono riconciliati e si accordano subito sull’invitare quest’uomo a cena — si siedono a tavola ed ecco che Gesù si manifesta. Si manifesta con il segno, già da essi conosciuto, della Frazione del Pane che, certamente, per Luca, vuole indicare tutte le future manifestazioni di Gesù nella sua Chiesa nella Frazione del Pane. Gesù si mostra vicino a loro, con loro, presente. Questa manifestazione, questa presenza scioglie ogni dubbio, chiarisce le cose fino in fondo ed è così espressa: «Non ci ardeva forse dentro il cuore mentre ci parlava nella via e ci apriva le Scritture?» (v. 32). L’evangelizzatore Gesù non soltanto annuncia il kérygma, proclama il disegno di salvezza attualizzandolo con la sua persona, ma, ancora, riscalda il cuore dall’interno.
Questa è la caratteristica che più colpisce in tutta questa serie di fatti rivelatori della persona di Gesù. Non dicono: Gesù ha parlato bene, ha spiegato bene, è stato un buon predicatore, ci ha raddrizzato le idee; dicono: ci ha riscaldato il cuore, si è manifestato come l’amico capace di sciogliere il cuore amareggiato dalla vista di un disegno di Dio apparentemente inaccettabile. Tocchiamo, qui, un punto davvero molto importante.
Leggevo l’altro giorno nel libro «Il metodo in teologia» (Bernard Lonergan, Queriniana 1975) — là dove parla, appunto, della potenza dell’amore di Dio nella teologia — questa frase che mi ha colpito: «Il mondo è troppo brutto per essere accettato se non si ama». Se veramente uno si mette di fronte a certi fatti come quelli che succedono ai nostri giorni — i fatti di qualche tempo fa a Bologna, quelli in Oriente dove migliaia e migliaia di persone sono uccise e torturate — come può accettare questo mondo, come può ammettere che ci sia un Dio giusto?
È la grande difficoltà per molta gente e, in fondo, all’evangelizzazione si oppongono spesso queste domande: come è possibile credere a un Dio che permette simili cose, simili forme di mostruosità e di atrocità? Resta vero che noi possiamo spiegare che la colpa è degli uomini, che Dio ci ha creati liberi e, lasciandoci liberi, ci ha messo gli uni in mano agli altri per il bene e per il male. Evidentemente però gli interrogativi non vengono risolti se non — come in questo caso — dalla presenza di Gesù e dal suo Spirito che, sciogliendo il cuore, rimettono nella capacità di accogliere un disegno buono di Dio sul mondo e di donarsi, per questo disegno, come il Cristo crocefisso che per primo ha sofferto, ha vissuto su di sé queste tragedie e queste sofferenze.
Non è la logica perfetta di soluzione che conta, anche se potremmo riassumerla, ma è l’essere stati avvolti dall’amore di Dio che ci ha reso certi che Gesù — giustizia, verità, sapienza — vive ed è capace di dare vita a tutti coloro che sono stati schiacciati dall’ingiustizia. Qui tocchiamo l’estremo e delicato limite dell’azione dell’evangelizzatore. Se non è lui ripieno di questa potenza di Gesù amore, vivo, vita, difficilmente riuscirà con parole e con ragionamenti a sciogliere i cuori induriti dalla tristezza, dall’amarezza, dall’ingiustizia.