2ª DOMENICA T.O. – ANNO A
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Canto
Atto penitenziale
Signore, tu ci chiami ad essere santi come tu sei santo: perdona le nostre infedeltà, la nostra sordità alla tua parola, il nostro poco coraggio nel viverla ogni giorno. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo, nel battesimo su di te è sceso lo Spirito santo e ti ha confessato Figlio di Dio: converti il nostro cuore quando indugia sui rancori o nell’indifferenza; perdonaci quando i nostri atteggiamenti non fanno trasparire il nostro essere figli di Dio. Abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore, ti sei fatto servo e Dio ti ha reso luce delle nazioni: donaci la salvezza del tuo perdono per tutte le volte che non riusciamo a perdonare i nostri fratelli. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Padre, che per mezzo di Cristo, Agnello pasquale e luce delle genti, chiami tutti gli uomini a formare il popolo della nuova alleanza, conferma in noi la grazia del Battesimo, perché con la forza del tuo Spirito proclamiamo il lieto annuncio del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 49,3.5-6
Dal libro del profeta Isaia
Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 39 (40)
Rit. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Rit.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
Rit.
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
Rit.
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.
Rit. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Seconda Lettura 1Cor 1,1-3
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Gv 1,14.12b
Alleluia, alleluia
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
a quanti lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio.
Alleluia, alleluia
VANGELO Gv 1,29-34
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Questi è il Figlio mio,
l’amato: in lui
ho posto il mio
compiacimento.
La nostra preghiera di oggi
Fratelli e sorelle, preghiamo Dio nostro Padre, tenendo fisso lo sguardo su Gesù che dimora presso di lui.
- Preghiamo per la chiesa diffusa su tutta la terra:
– tenendo i suoi occhi fissi su Gesù lo indichi agli uomini quale Agnello di Dio. - Preghiamo per tutti i cristiani:
– nel loro farsi servi dei fratelli e delle sorelle trovino riposo e consolazione in Gesù, il Servo di Dio. - Preghiamo per i credenti non cristiani:
– attraverso la testimonianza dei cristiani giungano a conoscere Gesù, colui sul quale dimora in pienezza lo Spirito santo. - Preghiamo per tutti gli uomini della terra:
– nel loro desiderio di senso e di amore possano incontrare Gesù, il tuo Figlio amato, la narrazione definitiva del tuo volto. - Preghiamo per Filomena e per tutti i nostri fratelli e sorelle defunti:
– Signore che ci hai salvato in Gesù, che ha preso su di se il peccato del mondo, dona a tutti il riposo eterno e la luce senza tramonto.
(Tutti): Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, per il tuo Figlio Gesù: l’agnello che toglie il peccato dal mondo. In questa eucaristia anche noi, come il Battista, vediamo e rendiamo testimonianza: è il Figlio di Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! (Gv 1,29)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: I brani sull’immagine dell’Agnello: l’agnello pasquale in Esodo 12,1‑28; offerta quotidiana di un agnello al tempio in Esodo 29,38‑46; il Servo del Signore in Isaia 52,13-53,12.
Letture di domenica prossima, III del tempo ordinario – anno A
Isaia 8,23-9,3; Salmo 27; 1 Lettera ai Corinti 1,10-17; Matteo 4,12-23..
La testimonianza di Giovanni
Giovanni Battista viene citato un’ottantina di volte nel Nuovo Testamento. Questo dato basta a rivelarne l’importanza, importanza che però non appare molto nella nostra fede. Eppure, senza di lui, il Vangelo non sarebbe quello che è. Gesù è la parola di Dio, ma Giovanni è la voce: in qualche modo è la proclamazione di Giovanni che permette alla parola di Dio di essere parola viva anche per noi. Ma stranamente la voce che dà vita alla Parola è quella che designa Gesù come l’agnello di Dio, cioè come uno che deve essere messo a morte.
Giovanni è la voce che fa vivere la Parola perché ha pienamente percepito che la morte di Gesù fa integralmente parte della vita di lui, e non l’ha percepito solo a parole, ma con tutta la sua vita, sì da fare della propria esistenza una testimonianza, una martyria (fino al dono della propria vita) di questa percezione.
Giovanni proclama: «Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (1,29). Le due espressioni di «agnello» e di «togliere i peccati del mondo» sono come il ricettacolo di una costellazione di significati che occorre ricordare, anche se brevemente.
L’agnello
L’agnello evoca in primo luogo quello di cui Abramo ed Isacco parlano mentre salgono sul monte Moria: «Ecco qui il fuoco, la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?», chiede Isacco a suo padre che risponde: «Dio provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio» (Gn 22,5-8). Sappiamo però che alla fine del racconto non un agnello appare per salvare la situazione, ma un ariete (v. 13) che sostituirà solo provvisoriamente Isacco. I maestri d’Israele hanno ben visto che l’ordine di Dio non era stato perfettamente compiuto; vale a dire che il suo compimento era rimandato a più tardi: l’agnello pasquale era quello, atteso da Abramo, che doveva prendere il posto di Isacco.
Ma poteva davvero l’agnello pasquale sostituire il figlio di Abramo? La salvezza dipende forse dal sangue di un animale? No, certamente. Partendo allora da un’altra lettura possibile della risposta di Abramo: «Dio provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio» (Gn 22,8), gli ebrei scoprono che Isacco sapeva che saliva sul monte per morirvi ed accettò questa sorte. Allora è come se Abramo avesse davvero offerto il figlio in olocausto. In questa
lettura, il sangue dell’agnello pasquale diventava come il sacramento del sangue di Isacco, sicché non il sangue dell’agnello, ma quello di Isacco liberò Israele dall’angelo sterminatore che si abbatteva sull’Egitto (vedi Es 12,12).
Eppure il problema non era ancora risolto, perché, in realtà, Isacco non era stato offerto in sacrificio. Così il sangue dell’agnello pasquale faceva memoria di un sangue che non era ancora stato versato: era immagine di un evento che doveva ancora avvenire. «Ecco l’agnello di Dio», dichiara Giovanni. A questo punto, la sua proclamazione diventa la vera esegesi della risposta di Abramo a Isacco contenuta in Gn 22,6: Abramo dice: «Dio provvederà…»; aggiunge poi una parola che, in verità, è parola di Dio stesso: «l’agnello per l’olocausto – dice Dio – è il Figlio mio». In Gesù, Dio porta a compimento l’ordine dato ad Abramo; grazie al Figlio, Isacco non viene offerto in olocausto. A ciò allude forse Gesù quando dichiara: «Abramo esultò nel vedere il mio giorno» (Gv 8,56).
Colui che toglie i peccati del mondo
Giovanni Battista precisa ancora il ruolo e la missione di Gesù. L’agnello viene per «togliere i peccati del mondo». Anche questa espressione si può riferire a Isacco, vero agnello pasquale che, molto presto, ha assunto un significato espiatorio, ma anche a Mosè che accettò di dare la propria vita in cambio di quella del popolo (vedi Es 32,32), o ancora al Servo (Is 53,10). Se dunque Gesù è la luce del mondo, lo è perché prende su di sé il peccato degli uomini, e questo avverrà sulla croce dove morirà perché «non perisca la nazione intera», secondo la profezia di Caifa (Gv 11,5052).
Gesù è la vittima di espiazione, non perché Dio sia assetato di sangue, ma perché il peccato non può resistere davanti a Dio né può coesistere con lui. Proprio in nome di quello che Cristo ha fatto e di ciò che proclama Giovanni Battista, s. Paolo potrà indirizzare la sua epistola ai Corinti a «quelli che sono stati santificati… e chiamati a essere santi», come leggiamo nella seconda lettura (1Cor 1,2). Attraverso la sua opera espiatrice, Gesù, il Santo, santifica quelli che credono in lui in modo che possano, a loro volta, diventare santi, riflessi cioè del Santo.
La conseguenza dell’opera di Cristo è dunque la nostra conformità a lui. Diventare cristiani è un grande privilegio: quello cioè di diventare ricettacolo della rivelazione di Dio; ma ciò avviene solo attraverso un essere resi conformi a Cristo, non solo nel battesimo, ma in tutta l’esistenza: Gesù è l’agnello e noi siamo chiamati il gregge di Dio, riflessi cioè del Figlio, servitori come lui, poveri e rigettati dal mondo come lui, ma anche santi come lui, e dunque portatori, come lui, della salvezza del mondo.
Giovanni Battista è davvero una grande voce. Se Gesù è l’esegesi del Padre, come dice Gv 1,18, Giovanni Battista è sicuramente l’esegeta del Figlio; proprio in questo sta la sua testimonianza. L’evangelista Giovanni non ha avuto bisogno di narrare la morte del Battista perché la testimonianza di lui (la sua «martyria») era tale da equivalere al martirio: chi sa- ciò che sapeva Giovanni Battista non può che essere immedesimato con la vita, la morte e la risurrezione di Cristo, così come lo fu il Battista che si era fatto voce di colui che è la Parola.
Daniel Attinger