24ª DOMENICA T.O. – ANNO B

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Canto

 

Atto penitenziale

Signore, tu sei venuto per cercare e salvare ciò che era perduto. Senza di te noi siamo come pecore smarrite: vieni a cercarci. Abbi pietà di noi.
Signore, Pietà!

Cristo, tu sei venuto non per chiamare i giusti ma i peccatori. Senza di te noi siamo schiacciati dalle colpe: vieni a perdonarci. Abbi pietà di noi.
Cristo, Pietà!

Signore, tu sei venuto per dare la vita in riscatto per molti. Senza di te non troviamo liberazione: vieni a salvarci. Abbi pietà di noi.
Signore, Pietà!

 

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Padre, che conforti i poveri e i sofferenti e tendi l’orecchio ai giusti che ti invocano, assisti la tua Chiesa che annuncia il Vangelo della croce, perché creda con il cuore e confessi con le opere che Gesù è il Messia. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Introduzione alla Liturgia della Parola

Il regno di Dio non si impone con l’autoritarismo o con il potere; si attua solo con il sacrificio, nella disponibilità a donare la propria vita per gli altri. È ciò che proclama Cristo nel Vangelo e il Servo del Signore nella prima lettura; ma non lo ha capito Pietro né ognuno di noi, ogni volta che ci limitiamo a una fede senza le opere, a una fede comoda, come ci dice la seconda lettura.

Prima Lettura    Is 50,5-9a

Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 114 (116)

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

 

Seconda Lettura    Gc 2,14-18

Dalla lettera di san Giacomo apostolo
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?

Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.

Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo        (Gal 6,14)

Alleluia, alleluia.
Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Mc 8,27-35

Dal Vangelo secondo Marco
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.


Voi,
chi dite
che io sia?

 

La nostra preghiera di oggi

Il Padre dei cieli accolga le nostre preghiere, per la vita che Cristo ha dato per noi:

  • Hai chiesto di non giudicare e di non condannare:
    – fa’ che ci riconosciamo bisognosi della tua misericordia.
  • Hai domandato ai tuoi discepoli «voi chi dite che io sia?»:
    – fa’ che la nostra risposta si concretizzi in gesti sinceri d’amore.
  • Hai chiesto ai tuoi discepoli di prendere la propria croce e di seguirti:
    – aiutaci a vivere l’obbedienza della fede e compiere la volontà del Padre tuo.
  • Hai chiesto di amare con le opere e non a parole:
    – aiutaci a vivere in condivisione con il disoccupato, con lo straniero, con chi è solo e con tutti coloro che abbiamo emarginato.
  • Hai chiesto ai tuoi discepoli di seguirti nel cammino verso la croce e la resurrezione:
    – fa’ che la nostra comunità possa seguirti sulla via dell’amore e dell’unità per diventare segno di speranza.
  • Hai fatto dei bambini il modello di accoglienza del tuo regno:
    – rendici attenti e partecipi alla vita dei nostri bambini e ragazzi all’inizio del nuovo anno scolastico.
  • Hai detto chi perderà la propria vita per causa del vangelo la salverà: accogli Ilia, Piero e tutti i nostri fratelli defunti
    – rendi sempre viva in noi la speranza della tua salvezza.

(Intenzioni personali formulate nel silenzio)

(Tutti) Ti rendiamo grazie, o Dio, Padre nostro, per la croce del tuo figlio: su di essa è inchiodato colui che dà la vita, privando la morte del suo potere; per questo noi vivremo un giorno, risorti, una vita senza fine. Egli vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

 

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola:

«Voi, chi dite che io sia?». Disse Pietro a Gesù: «Tu sei il Cristo». (Cf. Mc 8,29)

 

Comunione

 

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: La testimonianza di Stefano (Atti 6-7)

Le letture di Domenica prossima, XXV del tempo ordinario – anno B
Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53 ; Lettera di Giacomo 3,16-4,3; Marco 9,30-37

La sequela e la croce
L’appello alla sequela è qui in relazione con l’annuncio con la passione di Gesù. Gesù Cristo deve soffrire ed essere riprovato. È l’ineluttabilità della promessa di Dio affinché si compiano le Scritture. Soffrire ed essere riprovato non sono la stessa cosa. Gesù, nella sofferenza, poteva ancora essere il Cristo osannato. Sulla sofferenza potevano ancora poggiarsi la compassione e l’ammirazione del mondo. La sofferenza, in quanto tragica, poteva ancora recare in sé un valore, un onore e una dignità specifici. Ma Gesù è il Cristo riprovato nel soffrire. L’essere riprovato toglie ogni dignità e onore al soffrire. Deve essere un soffrire infame. Soffrire e essere riprovato sono le espressioni che riassumono la croce di Gesù. La morte in croce significa soffrire e morire da riprovato, da esiliato. Gesù deve soffrire ed essere riprovato in forza di una necessità divina. Ogni tentativo di negare questa necessità è satanico. Anche quando, o proprio perché, esso arriva dalla cerchia dei discepoli; infatti, questo tentativo vuole che Cristo non sia Cristo. Il fatto che sia Pietro, la pietra della Chiesa, colui che qui si rende colpevole immediatamente dopo la sua confessione a Cristo e la sua elezione da parte di Gesù, indica che la Chiesa, fin dagli inizi, si scandalizza del Cristo sofferente. Non vuole un simile Signore e, in quanto Chiesa di Cristo, non vuole farsi imporre la legge del soffrire dal suo Signore. La protesta di Pietro rappresenta la sua non-volontà di piegarsi alla sofferenza. Con ciò Satana è introdotto nella Chiesa. Egli la vuole strappare alla croce del suo Signore.
Così, a Gesù si presenta la necessità di riferire ai suoi discepoli, in modo chiaro ed inequivocabile, l’ineluttabilità della sofferenza. Come Cristo è Cristo solo in quanto sofferente e riprovato, così il discepolo è il discepolo solo in quanto sofferente e riprovato, in quanto crocifisso con lui. La sequela come vincolo alla persona di Gesù Cristo pone i seguaci sotto la legge di Cristo, vale a dire sotto la croce.
La croce non è una pena e un avverso destino ma è la sofferenza che ci viene soltanto dal vincolo a Gesù Cristo. La croce non è una sofferenza casuale, ma necessaria. La croce non è la sofferenza legata all’esistenza naturale, ma quella legata all’essere cristiani. Soprattutto, la croce, nella sua essenza, non è solo soffrire, ma soffrire ed essere riprovati ed anche qui, a rigore, essere riprovati per amore di Gesù Cristo e non di un qualunque altro comportamento o conoscenza. Una cristianità che non prendesse più sul serio la sequela, che avesse fatto del vangelo solo la consolazione a buon mercato della fede, e per la quale non ci fosse più distinzione tra l’esistenza naturale e quella cristiana, interpreterebbe la croce come la pena quotidiana, come la miseria e l’angoscia della nostra vita naturale. Ci si sarebbe qui dimenticati che la croce significa sempre, al contempo, essere riprovati, che alla croce appartiene l’onta del soffrire. Essere esiliati nel dolore, disprezzati e abbandonati dagli uomini, com’è nel lamento infinito del salmista; questa è la caratteristica essenziale della sofferenza della croce che una cristianità, che non sa distinguere tra esistenza civile e esistenza cristiana, non è più in grado di comprendere. La croce è com-patire insieme con Cristo, è la sofferenza di Cristo. Solo il vincolo a Cristo, che ha luogo nella sequela, sta seriamente sotto la croce.
Essa viene inflitta ad ogni cristiano. La prima sofferenza di Cristo di cui ognuno deve fare esperienza, è l’appello che ci chiama fuori dai vincoli di questo mondo. È il morire dell’uomo vecchio nell’incontro con Gesù Cristo. Chi entra nella sequela si concede alla morte di Gesù, pone la sua vita nel morire, ed è così fin dall’inizio; la croce non è la fine terribile di una vita pia e felice, ma sta al principio della comunione con Gesù Cristo. Come Cristo portò i nostri pesi, anche noi dobbiamo portare i pesi dei fratelli, la legge di Cristo che deve essere adempiuta è il portare la croce. Il peso del fratello, che ho da portare, non è solo il suo destino esteriore, il suo atteggiamento e la sua inclinazione, ma è, in senso stretto, il suo peccato. E io non posso portarlo diversamente se non perdonandolo, in forza della croce di Cristo, di cui sono divenuto partecipe. Così, la chiamata di Gesù a portare la croce pone ogni seguace nella comunione del perdono dei peccati. Il perdono dei peccati è l’opportuna passione di Cristo del discepolo. Esso è imposto a tutti i cristiani. 
Come può però il discepolo sapere qual è la sua croce? La riceverà se entra nella sequela del Signore sofferente, riconoscerà la sua croce nella comunione con Gesù.
Dietrich Bonhoeffer

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