5ª di Quaresima – ANNO A

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

 

Canto

 

Atto penitenziale

Signore, tu ci doni il pane quotidiano, frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Ti chiediamo perdono per tutte le volte che abbiamo accumulato per noi i beni della terra e la nostra sazietà ci ha resi indifferenti verso coloro che non hanno il pane. Signore, pietà.
Signore, pietà!

I chicchi di grano sparsi sui colli ora formano qui un solo pane. Signore, davanti a questo segno di comunione ti chiediamo perdono per le nostre divisioni e le nostre gelosie, per l’aridità del nostro cuore che non riesce ad accogliere gli altri come fratelli. Cristo, pietà.
Cristo, pietà!

Signore, tu sei il chicco di grano che, caduto in terra e morto, ha ridato a noi la vita. Ti chiediamo perdono se le nostre Eucarestie non sono un pane spezzato con l’affamato, condivisione delle sofferenze, speranza della vita che tu doni oltre la morte. Signore, pietà.
Signore, pietà!

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Padre, che hai ascoltato il grido del tuo Figlio, obbediente fino alla morte di croce, dona a noi, che nelle prove della vita partecipiamo alla sua passione, la fecondità del seme che muore, per essere un giorno accolti come messe buona nella tua casa. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

INTRODUZIONE ALLA LITURGIA DELLA PAROLA

A conclusione del ciclo quaresimale delle prime letture dedicate al tema dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo, oggi la liturgia ci presenta l’annuncio di un’alleanza nuova, nella quale la legge dei Signore sarà scritta non sulle tavole, ma nel cuore. Nella Pasqua del Signore questa “nuova ed eterna alleanza” non solo si realizza, ma si apre a tutta l’umanità.
La seconda lettura annuncia che la via della perfezione passa dall’obbedienza non a un potere, ma a un modello di perfezione, il Cristo.
L’apertura della salvezza a tutte le genti è il segno che il nuovo tempo è arrivato. Tutti sono chiamati a seguire il Signore e a dare compimento alla propria vita seguendo il comando dell’amore.

 

Prima Lettura    Ger 31,31-34

Dal libro del profeta Geremìa
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 50 (51)

Rit. Crea in me, o Dio, un cuore puro.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Rit.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rit.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Rit. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

 

Seconda Lettura    Eb 5,7-9

Dalla lettera agli Ebrei
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         cfr. Gv 3,16

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Se uno mi vuole servire, mi segua, dice il Signore, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. (Gv 12,26)
Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO   Gv 12,20-33

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Se il chicco di grano
caduto in terra muore,
produce molto frutto.

 

La nostra preghiera di oggi

Fratelli e sorelle, contemplando il mistero della passione di Cristo, con fede innalziamo a Dio preghiere e suppliche.

  • Signore, tu hai scritto la nuova alleanza dell’amore nei nostri cuori:
    – fa’ che ci apriamo alla tua volontà e possiamo riconoscerci come popolo che, cercando il tuo volto, indica e percorre la via della pace.
  • Figlio di Dio, tu hai offerto preghiere e suppliche con forti grida e lacrime:
    – sostieni la costanza della nostra preghiera, anche quando ci sembra vana, e fa’ che impariamo l’ascolto, l’obbedienza e la pazienza.
  • Figlio dell’uomo, tu sei stato innalzato sulla croce per attirare ogni uomo a te:
    – attiraci ogni volta che, cedendo alla logica della violenza e della paura, perdiamo l’orientamento verso di te.
  • Cristo, ai tuoi discepoli chiedi di perdere la vita per ritrovarla in te:
    – fa’ che sostenuti e animati da te siamo capaci di amare fino alla fine.
  • Gesù, rinnova in noi la comunione con te, con Rita, Ferdinando e con tutti i nostri fratelli defunti. Tu hai detto che il chicco di grano non dà frutto, se non muore:
    – fa’ che ognuno di noi sperimenti questa legge dell’amore.

(Intenzioni personali formulate nel silenzio)

(Tutti) Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per il tuo Figlio Gesù. Giunta la sua ora, si è consegnato per tutti: chicco di grano nascosto nel cuore della terra diventa, per quelli che credono in lui, cibo di vita eterna. Sii benedetto ora e nei secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. (Gv 12,24)

 

Comunione

 

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: morte e vita (Isaia 52,13-53,12; 1Corinti 15,35-58; Marco 4); la salvezza per tutte le nazioni (Isaia 19,16-25; 25,6-9; 42,1-9; 45; 66; Zaccaria 2,10-17; Salmi 46; 66; 99).

Letture di domenica prossima, Domenica delle Palme e di Passione B:
Marco 11,1-11; Isaia 50,4-7; Salmo 22; Lettera ai Filippesi 2,6-11; Marco 14,1-15,47.

La legge di gravitazione
Quando arriveremo a questa età in cui la legge è dentro e non fuori? Quando avremo preso la passione di Gesù Cristo, non come puro oggetto di fede o come motivo di compassione, come si faceva nelle tradizionali Via Crucis, ma quale principio architettonico della nostra vita, quando cioè avremo attuato il principio che Gesù ha enunciato, e non come fa un professore che enuncia un principio e se ne va a casa, ma come definizione autobiografica: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo». Gesù ha enunciato una legge, desumendola dai ritmi delle stagioni, per alludere a se stesso.
La scena descritta dal Vangelo è straordinaria. Arrivano dei Greci: i Greci sono dei nostri, sono uomini di cultura. Sarebbero come gli Americani, adesso in Palestina, gente che rappresenta il mondo del potere e della cultura ufficiale di fronte a cui gli abitanti della Palestina sono «terzo mondo». Arrivano e sono curiosi: altra caratteristica del nostro mondo. Potrebbero essere dei giornalisti: vogliono vedere Gesù, questo Gesù di cui tanto si parla. Vanno verso Gesù con il paradigma tipico della nostra cultura: la curiosità di conoscere un personaggio. Gesù, ai messaggeri che facevano da tramite, risponde: «È giunta l’ora che sia glorificato». Quale è questa ora della gloria? «Se il chicco di grano non muore rimane solo». Capovolgimento netto! È un discorso che i Greci – parlo di loro, evidentemente per parlare di noi – nemmeno lontanamente possono accettare. Gesù arriva a parlare della sua prossima morte come di un evento di portata universale. Come Newton enunciò la legge di gravitazione dei mobili, così Gesù enuncia questa legge di gravitazione: «Quando sarò sollevato da terra attirerò tutti a me». Quando sarò crocifisso, quando sarò all’opposto estremo di quello che i Greci chiamano gloria, quando sarò insediato nell’abominio, allora attirerò tutti a me. La centralità del mistero di Gesù non è, come noi spesso immaginiamo applicando a Lui le categorie dei nostri umanesimi, nel momento della pienezza. Prendiamo delle figure straordinarie: Aristotele, Platone… e mettiamo Gesù Cristo come il punto di arrivo, nella linea di continuità. Sbagliamo! Prendiamo qualsiasi altro grande personaggio di cui va fiera l’umanità, anche giustamente fiera, e mettiamo Gesù al di sopra. Sbagliamo, perché Egli è al lato opposto, dove sono tutti i moribondi, i malati, i falliti, i deficienti, i carcerati… Cioè, come dice Paolo, la «spazzatura». E c’è poi l’appuntamento fatale, da cui tutti prescindiamo, che è la morte. Quando Gesù sarà sollevato in questo cuore di tenebre, allora attirerà tutti a sé, inaugurerà questa legge di gravitazione nuova che è fondamentale capire.
quanto è un giudizio sul mondo. La passione non è un evento doloroso che richiede compassione, ma è una manifestazione del vero che richiede comprensione.
La comprensione di questo evento è anche un fatto del cuore, della coscienza, come capitò a quel soldato che, battendosi il petto, disse: «Veramente tu sei figlio di Dio». Dinanzi all’evento, ci si converte scoprendo se stessi a se stessi e capendo il significato della storia universale, con quella comprensione sostanziosa per la quale manca anche il concetto e la parola. «Grazie, o Padre, perché queste cose le hai nascoste ai sapienti e le hai rivelate ai semplici». Questo evento è un giudizio irreparabile sul mondo, anche sul mondo della prima alleanza, l’alleanza di pietra. Gesù fu crocifisso secondo la legge. Il giudizio sul mondo è un giudizio che continua perennemente.
«Attirerò tutti a me», vuol dire che, sul piano dell’attrazione delle coscienze, questa morte vissuta per amore è il principio fondamentale della nuova alleanza. Secondo l’uomo, Gesù è stato costretto a morire, tutto è avvenuto secondo una necessità. Ma in realtà Egli è morto perché lo ha voluto, perché ha amato. È andato come un agnello, non ha voluto nemmeno l’arma. I due condannati con Lui erano, come Lui, dei fuorilegge ma forse essi avevano ucciso, erano dei brigatisti, dei terroristi con l’arma; Lui aveva accettato, con la forza della coscienza armata solo di se stessa, la sfida del mondo ed era stato schiacciato. Per questo ha vinto. Questo amore che si fa solidale con gli umili, che guarda in faccia il potere come se fosse dall’altra parte, e non tace, non è solo un bell’esempio ma è il principio architettonico della seconda alleanza. Voi non potete avere la pace e i quattrini; non stanno insieme. La conservazione del potere e la pace, non stanno insieme. Ci sono tradizioni politiche pacifiste che appena arrivate al potere diventano guerrafondaie. Chi vuole il potere deve volere la logica della forza, altrimenti lo perde subito. Il principio della nuova alleanza, che non ci è concessa a buon mercato, è che dobbiamo prendere l’amore inerme come principio di costruzione del mondo. Allora le coscienze si muovono con libertà, come una sinfonia. Non prima, oppure prima si, ma parzialmente, quasi per allusione, per anticipazioni miracolose. Avete certo tutti sperimentato momenti di pace stupenda in cui avete detto: si potesse star sempre così. Si potesse! Dobbiamo mutarci, trasformarci.
La centralità del mistero di Gesù non è una affermazione trionfalistica né aggressiva. Io la ritrovo dovunque c’è questo fallire nell’amore e per amore, questo
darsi per amore, questo perdersi, come il chicco, per rinascere. Il mistero si adempie dove i nomi vengono ignorati, dove l’esistenza si apre, cresce e si consuma nella debolezza senza avere avuto nemmeno un momento di prestigio. Io penso alla innumerevole moltitudine di quegli uomini che, a vederli, ci si dice: ma perché sono nati? È qui che si svolge continuamente questa «passio». L’invito a prendere sul serio la croce di Gesù Cristo non è un invito a salutare la bandiera, è un invito a farmi solidale con tutti coloro in cui lo stesso mistero continua e a rompere le mie solidarietà con quelle forze che alzano la croce per crocifiggere il giusto. Allora e sempre.
Ernesto Balducci

PROSSIMAMENTE

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