29ª Domenica T.O. – ANNO A
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Se non abbiamo rispettato la persona umana, abbiamo usato gli altri, non ci siamo posti in ascolto e in ricerca di quell’amore di cui siamo immagine. Per noi e per la Chiesa: Signore pietà.
Signore pietà!
Se non abbiamo agito nella carità, non siamo riusciti a vivere secondo la speranza, non siamo stati fedeli al Vangelo. Per noi e per la Chiesa: Cristo, pietà.
Cristo, pietà!
Se abbiamo peccato di orgoglio, di compromesso col potere e di collusione col denaro. Per noi e per la Chiesa: Signore, pietà.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Padre, sul palmo della tua mano sta scritto il nome di ogni tuo figlio: fa’ che nel misterioso intrecciarsi delle libere volontà degli uomini nessuna autorità abusi della propria forza e ogni potere si ponga sempre a servizio del bene di tutti. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 45,1.4-6
Dal libro del profeta Isaia
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 95 (96)
Rit. Grande è il Signore e degno di ogni lode.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Rit.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Rit.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Rit.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Rit. Grande è il Signore e degno di ogni lode.
Seconda Lettura 1Ts 1,1-5b
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Fil 2,15-16
Alleluia, alleluia.
Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mt 22,15-21
Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Rendete
a Dio quello
che è di Dio
La nostra preghiera di oggi
Il Vangelo si diffonde fra le genti per mezzo della parola, nella potenza dello Spirito santo: guidati da lui eleviamo la nostra preghiera.
- Ti benediciamo, Padre, per l’impegno nella fede, per l’operosità nella carità, per la speranza costante nel Signore degli evangelizzatori di tutti i tempi:
– dona consolazione alla Chiesa e feconda la testimonianza dei martiri che donano la propria vita a causa di Gesù e del Vangelo. - Ti benediciamo, Padre, perché nei modi più misteriosi e con le persone più diverse, conduci la storia verso la salvezza:
– donaci di comprendere i segni dei tempi nei quali ci riveli la tua presenza misericordiosa. - Ti benediciamo, Padre, perché ci doni di iniziare nuovamente un cammino di fede:
– dona alle nostre comunità cristiane di accogliere con gioia l’annuncio del Vangelo. - Ti benediciamo, Padre, per lo spirito missionario che anima la Chiesa e per la generosità di chi vive e si dona nelle “terre di missione”:
– aiutaci a prendere parte alla loro fatica condividendo con loro generosamente anche i nostri beni per la solidarietà con gli ultimi. - Ti benediciamo, Padre, per tutti coloro che si impegnano nella politica, nello spirito del servizio e nella ricerca della pace:
– dona loro di essere illuminati perché, nella verità, sappiano rendere a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. - Ti benediciamo, Padre, perché chiami ciascuno per nome e accogli accanto a te Natale Antonio, Maria Elena, Franca e tutti i nostri fratelli e sorelle defunti:
– donaci sempre la tua consolazione e rendici forti nella speranza.
(Tutti) Ti siano gradite, o Padre, le preghiere della tua Chiesa che ti benedice per l’opera della salvezza e t’invoca perché, con l’umanità intera, riconosca te solo come unico Dio. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. (Mt 22,21)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (Atti 4-5). Il cristiano e le autorità civili (Matteo 17,24-27; Atti 25,6-12; 1lettera di Giovanni 2).
Letture di domenica prossima, XXX del tempo ordinario A
Esodo 22,20-26; Salmo 18; Prima lettera ai Tessalonicesi 1,5-10; Matteo 22,34-40.
Rendete a cesare quello che è di cesare e a Dio quello che è di Dio
Dopo la parabola degli invitati a nozze che hanno rifiutato l’invito per interesse, la casta sacerdotale al potere, l’élite religiosa, non mostra nessun segno di pentimento, nessuna conversione. Per lei è impossibile. Ma inizia una serie di attacchi contro Gesù che sarà effettuata – lo vedremo adesso – dai farisei, dagli erodiani, dai sadducei e da un dottore della legge.
Gesù è un pericolo da eliminare. Ormai non c’è più tempo da perdere. Allora nel capitolo 22 di Matteo, ai versetti 15-21, leggiamo: “Allora”, quindi dopo aver ascoltato questa parabola, “i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere Gesù in fallo nei suoi discorsi”. Il termine esatto è “messaggio”; è la parola.
Vogliono ormai trovare una contraddizione in Gesù, nel suo messaggio, in modo da fargli perdere questo grande credito, questo grande fascino che ha sulla folla. E quindi iniziano una serie di trappole ben studiate, ben congegnate che però Gesù smantellerà. “Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani”, i farisei erano il partito dei pii, delle persone religiose, e detestavano i romani che vedevano come il male assoluto. Gli erodiani erano il partito che sosteneva la stirpe degli Erodi ed erano collaborazionisti di questi romani.
Ebbene tra farisei ed erodiani c’era un odio mortale, ma ora hanno un nemico comune. Il nemico Gesù è un pericolo che va eliminato, quindi di fronte al pericolo comune ecco che i nemici si alleano. “A dirgli: «Maestro», è il solito linguaggio curiale, falso. Nel vangelo di Matteo quando appare il termine “Maestro” è sempre in bocca agli avversari. “«Sappiamo che tu sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno”».
L’unico interesse di Gesù è il bene dell’uomo. E quando l’unico interesse è il bene dell’uomo si può annunziare la via di Dio secondo la verità. Dicendo che Gesù non guarda in faccia a nessuno i farisei rispondono all’accusa che Gesù invece ha rivolto contro di loro dicendo che “tutto quello che fanno è per essere ammirati”. Per questo i farisei non possono annunziare la via di Dio secondo la verità, ma secondo i loro interessi.
Da una parte c’è Gesù che mette l’interesse dell’uomo come valore principale, dall’altra ci sono i farisei che mettono il loro prestigio, la loro dottrina come interesse. Chi vi mette il bene dell’uomo annunzia la via di Dio secondo verità, gli altri annunziano soltanto quelle che sono espressioni del proprio potere, della propria sete di prestigio.
“«Dunque, dì …»“, non è una richiesta, il verbo è all’imperativo; pretendono. “«È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?»“
La trappola è ben congegnata, siamo nel tempio e chiedono a Gesù se è lecito, cioè secondo la legge, pagare il tributo a Cesare. Cesare è il termine che indica l’imperatore, in questo caso era Tiberio. Come Gesù risponde si danneggia: se è favorevole a pagare il tributo a Cesare va contro la legge, nella quale bisognava riconoscere Dio come unico signore, se è contrario può essere accusato dagli erodiani – il braccio armato – di essere un sovversivo.
Le rivoluzioni a quell’epoca iniziavano sempre con quelli che si rivoltavano contro questo tributo, questa tassa pesante che tutti, uomini e donne dai dodici anni ai sessantacinque anni, dovevano versare. Quindi comunque risponda Gesù si danneggia.
“Ma Gesù, conoscendo la loro malizia”, letteralmente “malignità”. È la stessa dalla quale Gesù chiede alla comunità di essere esentata, “liberaci dal maligno”, “Rispose: «Ipocriti»“. Gesù non si lascia incantare da questi personaggi che ostentavano tanta religiosità e tanta vicinanza con il signore. Gesù li chiama “ipocriti” che, nel linguaggio del tempo significa “commedianti, teatranti”. Tutta la loro ostentata religiosità, tutta la loro spiritualità è soltanto una commedia che fanno per ottenere l’applauso e l’ammirazione della gente.
“«Perché volete mettermi alla prova?»“ L’evangelista scrive “perché mi tentate”. I farisei, quelli che si consideravano leader spirituali del popolo, i più vicini a Dio, in realtà sono strumenti del diavolo e, come il diavolo, continuano a tentare Gesù. Quindi l’evangelista invita a non lasciarsi ingannare da questi che indossano questi paramenti, queste insegne religiose, che sembrano significare una loro vicinanza al Signore. Sono strumenti del diavolo.
Gesù li riconosce e dice: “«Perché mi tentate?»“ Poi a quelli che volevano tendergli una trappola è lui che li incastra. Infatti a bruciapelo, non se l’aspettavano, chiede: “«Mostratemi la moneta del tributo»“. Siamo nell’area del tempio. Nel tempio non può entrare nessuna moneta con l’effige umana e la moneta dell’imperatore raffigurava Tiberio con l’immagine di Dio.
Per questo c’erano i cambiavalute che cambiavano questi denari. Quindi nel tempio non si poteva entrare con il denaro dei pagani, era un sacrilegio. Ebbene Gesù chiede loro a bruciapelo di mostrargli la moneta del tributo. Ed essi, senza pensarci due volte, “gli presentarono un denaro”. Ma come? Proprio i farisei, i fanatici assertori della purezza, i fanatici convinti, tradizionalisti che osservavano tutte le leggi e i precetti, proprio loro le trasgrediscono nel tempio?
L’evangelista in realtà sta dicendo che, mostrando il denaro, mostrano qual è il loro vero Dio. Il vero Dio dei farisei non è il Padre di Gesù; è mammona, l’interesse. Per questo nel tempio, nel santuario di Dio, loro hanno il denaro, perché è il loro unico vero dio. La convenienza, l’interesse è quello che determina il loro agire.
“Egli domandò loro: «Quest’immagine e l’iscrizione di chi sono?»“ Nell’immagine era raffigurato l’imperatore Tiberio come un Dio. “Gli risposero: «Di Cesare»“, dell’imperatore. “Allora disse loro: «Rendete dunque»“. Loro hanno chiesto se devono pagare, ma Gesù non dice di pagare, dice di rendere, cioè di restituire a Cesare quello che è di Cesare, cioè disconoscete la signoria di Cesare. Ma per disconoscerlo bisogna che gli restituiate la sua moneta. Se la tenete significa che in qualche maniera siete complici di questa oppressione.
“«E a Dio quello che è di Dio»“. Perché a Dio quello che è di Dio devono restituire i farisei? Perché i farisei hanno usurpato e deturpato il volto e l’immagine di Dio con le loro tradizioni. Come Gesù ha già annunciato, hanno annullato il comandamento di Dio per far posto alle loro invenzioni, alle loro tradizioni. Quindi Gesù dice: “Disconoscete la signoria di Cesare, però restituitegli il denaro. E restituite a Dio quello che è di Dio, il popolo di cui voi vi siete impadroniti, vi siete impossessati”.
Il versetto finale che non c’è nella parte liturgica è importante. “A queste parole rimasero meravigliati e lo lasciarono”, esattamente come il diavolo dopo le tentazioni. I farisei, i più vicini a Dio, l’evangelista li denuncia come strumenti del diavolo perché Dio è amore generoso che si mette al servizio degli uomini, il diavolo è il potere e l’interesse.
p. Alberto Maggi OSM