24ª Domenica T.O. – ANNO A

Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.

Canto

 

Atto penitenziale

Se non abbiamo cercato la sapienza di Dio, se non ci siamo messi in ascolta della sua parola, per noi e per la chiesa, Signore pietà!
Signore, pietà!

Se non abbiamo rispettato il fratello, se siamo stati di ostacolo e di scandalo perché ci proclamiamo cristiani ma non agiamo secondo il tuo amore, per noi e per la chiesa, Cristo pietà!
Cristo, pietà!

Se non siamo stati disposti al perdono, se in noi ha preso il sopravvento la rabbia o l’orgoglio, se non siamo stati capaci di riconoscerci bisognosi di perdono, per noi e per la chiesa, Signore pietà!
Signore, pietà!

 

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

O Dio, che ami la giustizia e ci avvolgi di per­dono, crea in noi un cuore puro a immagine del tuo Figlio, un cuore più grande di ogni of­fesa, più luminoso di ogni ombra, per ricordare al mondo il tuo amore senza misu­ra. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità del­lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    Sir 27,30-28,7

Dal libro del Siracide
Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come  può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 102 (103)

Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Rit.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Rit.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Rit.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore.

 

Seconda Lettura    Rm 14,7-9

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Gv 13,34

Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo,
dice il Signore:
come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Mt 18,21-35

Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

Il perdono
a misura
del Padre

 

 

La nostra preghiera di oggi

Invochiamo con fede il Signore in questo giorno in cui ci invita al perdono.

  • Noi siamo peccatori, Signore:
    – manifesta a noi la tua misericordia e la tua compassione e conosceremo il tuo perdono, fonte di guarigione e di vita nuova.
  • Noi nutriamo sentimenti di inimicizia e di vendetta:
    – estirpa dal nostro cuore il pensiero malvagio della collera e saremo artefici di gesti e parole di riconciliazione.
  • Noi fatichiamo a perdonare chi ci fa del male:
    – portaci a riconoscere le nostre cadute e le nostre colpe e il tuo perdono per noi diventerà nostro perdono ai fratelli.
  • Noi siamo spesso indifferenti di fronte alle ingiustizie:
    – converti il nostro cuore, e avrà fine la spirale di violenza e di odio, il clima d’indifferenza e di inimicizia tra le persone e i popoli.
  • Da questa settimana sono riaperte le scuole.
    – Ricordati, Signore, dei genitori, degli insegnanti, dei professori e di coloro che hanno una responsabilità educativa nella scuola perché con sapienza e pazienza siano maestri di vita.
  • Dio di compassione, tu perdoni le colpe:
    – mostrati pieno di misericordia per noi uomini e accogli accanto a te Giancarlo, e Maria e tutti i nostri fratelli e sorelle defunti.

(Tutti) Ti ringraziamo, Dio di misericordia, per il perdono che instancabilmente concedi a noi peccatori. Sia benedetto tuo Figlio Gesù Cristo, che ci dona la sua inesauribile capacità di perdonare. Egli è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Il Padre mio non perdonerà a voi, se non perdonerete al vostro fratello. (Cf. Mt 18,35)

 

Comunione

 

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: le parabole della misericordia (Lc 15); i salmi di penitenza (Sal 6; 31; 37; 50; 101; 122; 142); l’esigenza del perdono (Mt 6,9-15; Col 3,5-17).

Le letture di Domenica prossima, XXV del tempo ordinario – anno A

Isaia 55,6-9: Salmo 144; Filippesi 1,20-24.27; Matteo 20,1-16

Riflessione sulla parola di Dio
La richiesta di perdono a Dio è credibile se accompagnata dalla disponibilità e dalla concreta pratica del perdono fraterno: questa l’unità tra prima lettura e vangelo. Unità che possiamo ribadire con le parole del Padre nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). E ancora: “Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). Anche la liturgia giudaica afferma che nel giorno dell’espiazione e del perdono (Yom Kippur), vengono perdonati solo i peccati commessi contro Dio, mentre per le trasgressioni commesse tra uomo e uomo “Yom Kippur procura il perdono solo se uno prima si è rappacificato con il proprio fratello” (Mishnà, Yomà 8,9).
Pietro interroga Gesù sulla misura del perdono nei confronti dell’offesa personale (“se mio fratello pecca contro di me”: Mt 18,21), un’offesa a cui non segue il pentimento né la richiesta di perdono da parte dell’offensore. Nel testo parallelo di Luca si dice invece: “Se tuo fratello peccherà sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà da te dicendo: ‘Mi pento’, tu gli perdonerai” (Lc 17,4). In Matteo il perdono è incondizionato, non preparato da alcuna dichiarazione di pentimento. Questo perdono è possibile quando chi è chiamato a perdonare si ricorda del perdono immenso, incommensurabile che ha già ricevuto lui stesso in Cristo. In altre parole: ciascun cristiano si trova, nei confronti del proprio fratello, nella stessa situazione del servo a cui è stato condonato il debito inestinguibile.
Che venga condonato il debito immenso (cf. Mt 18,27) significa che il perdono non può limitarsi a perdonare ciò che è scusabile, “i peccati veniali”, ma che esso è tale quando perdona ciò che potrebbe sembrare imperdonabile. Perdonare l’imperdonabile: anche questo sta all’interno della misura del perdono cristiano.
Nella parabola evangelica (cf. Mt 18,23-35) il servo spietato unisce nel suo comportamento cattiveria e stupidità. Che forse è la trascrizione in termini quotidiani della distinzione teologica tra peccati deliberati e peccati per ignoranza. Non è forse anche stupido il servo che, dopo essersi visto condonare un debito immenso, si mostra senza pietà nei confronti dell’uomo che gli doveva una cifra infinitamente inferiore? Spesso il peccato è il frutto della congiunzione di cattiveria e stupidità, di malvagità e ignoranza. O anche: spesso il peccatore, tanto è pericoloso, tanto è ridicolo.
La parabola mostra che il perdono non necessariamente muta il cuore di colui che lo riceve. La potenza e la grandezza del perdono stanno nell’unilateralità con cui l’offeso non tiene conto dell’offesa ricevuta, ricrea le condizioni per la relazione con l’offensore con un atto di totale gratuità e accetta di veder rigettato e umiliato il suo gesto. Il cristiano contempla il pieno dispiegarsi di questa unilateralità del perdono nel Cristo crocifisso: “Il Giusto, del quale a Pasqua si celebra la resurrezione, è colui che, asimmetricamente, restaura la reciprocità, risponde all’odio con l’amore, offre il perdono a chi non lo domanda” (Francis Jacques). Questa unilateralità è la via scelta da Gesù Cristo per sconfiggere la mancanza di reciprocità di chi misconosce il perdono. È vittoria del bene sul male, è perdono del rifiuto del perdono, è evento pasquale.
Un aspetto non secondario della parabola matteana è la tristezza, il dolore dei compagni di servitù di fronte all’agire malvagio del servo che non ha pietà di colui che gli deve cento denari (v. 31). Lì non c’è spazio per il linguaggio del perdono, ma solo per lo sdegno e l’indignazione, per la ribellione di fronte all’ingiustizia che diviene coraggio della denuncia.
Vi è una giustizia del perdono che interviene quando il rapporto da bilaterale si apre a un terzo, come nel caso della parabola. Che il perdonato non perdoni a sua volta è un’ingiustizia che suscita la collera (v. 34), non la misericordia (v. 27). Se posso perdonare infinite volte il peccato contro di me, non ho l’autorità di perdonare il male che un altro fa a un terzo.
Da «Eucarestia e Parola», comunità di Bose

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