23ª Domenica T.O. – ANNO A
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Signore, tu ci chiedi di essere responsabili dell’altro e di vivere come fratelli; perdonaci per quando agiamo e pensiamo come se gli altri fossero estranei. Signore, pietà!
Signore, pietà!
Cristo, che ci assicuri la tua presenza ogni volta che ci riuniamo in tuo nome; perdonaci per lo scandalo delle nostre divisioni di uomini e di cristiani. Cristo, pietà!
Cristo, pietà!
Signore, tu ci insegni che per correggere un fratello è necessario amarlo; aiutaci a crescere nel tuo amore e perdonaci quando agiamo per vendetta, gelosia o condanna. Signore, pietà!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Padre, che gioisci nell’esaudire la preghiera concorde dei tuoi figli, metti in noi un cuore e uno spirito nuovi, perché sentiamo la vita come il dono più grande e diventiamo custodi attenti di ogni fratello, nell’amore che è pienezza di tutta la legge. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Ez 33,7-9
Dal libro del profeta Ezechiele
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 94 (95)
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Rit.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Rit.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Seconda Lettura Rm 13,8-10
Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo cfr. 2Cor 5,19
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Mt 18,15-20
Dal Vangelo secondo Matteo
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Parola del Signore. Lode a te o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
La correzione
Fraterna
La nostra preghiera di oggi
Il Signore oggi ha detto: quando due o tre sono riuniti nel mio nome e chiederanno qualcosa al Padre l’otterranno.
- Per la fraternità universale:
– donaci Signore la capacità di perdonare ogni offesa e ogni uomo si riconoscerà tuo figlio; cesseranno le divisioni, le ingiustizie e ogni popolo conoscerà il bene supremo della pace. - Perché ci sentiamo responsabili l’uno dell’altro,
– perché il riconoscimento dei nostri limiti ci renda disponibili al perdono, perché ognuno di noi accetti con umiltà e amore la correzione fraterna. - Per le nostre famiglie:
– perché vivano come piccola chiesa, nella preghiera comune e nella testimonianza quotidiana dell’amore di Dio agli uomini. - Per coloro che non hanno un posto di lavoro o vivono nella precarietà:
– perché i governati si adoperino a favorire il diritto al lavoro, perché gli imprenditori rinuncino alla ricerca del profitto senza scrupoli che schiaccia le persone; perché in tutti noi crescano scelte di solidarietà che ci rendano capaci di portare i pesi gli uni degli altri. - Per la nostra comunità parrocchiale:
– perché il nostro ritrovarsi sia sempre nel “nome del Signore”, nella celebrazione e nell’amicizia fraterna, per sentirlo presente, accanto nel cammino e nelle scelte che faremo. - Per Roberto, Carlo e per tutti i nostri fratelli e sorelle defunti:
– perché il Signore ci rivesta della sua santità e ravvivi la comunione tra l’assemblea festosa dei cieli e noi che lo confessiamo ancora sulla terra.
(Tutti) Ti rendiamo grazie, o Padre amorosissimo, per la presenza di Gesù Cristo tuo Figlio nella nostra comunità in preghiera; con lui anche tu sei con noi e il tuo Spirito ci fa comprendere le esigenze della comunione fraterna. Egli è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello. (Mt 18,15)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: la correzione fraterna in Romani 14 e Galati 6,1-10; la preghiera in comune in Atti 4,23-31.
Letture di domenica prossima, XXIV del tempo ordinario A
Siracide 27,30-28,7; Salmo 103; Lettera ai Romani 14,7-9; Matteo 18,21-35.
Correzione fraterna e comunione. Matteo 18,15-20
La pericope si aggancia alla precedente attraverso il tema della qualità delle relazioni e si articola in due parti che forniscono le linee dell’azione pastorale intraecclesiale per convertire il peccatore: la prima parte contiene la pratica della correzione fraterna (vv. 15-18), la seconda i fondamenti teologici su cui essa poggia (vv. 19-20).
La pratica della correzione fraterna (vv. 15-18) – L’unità letteraria è costruita su un’ampia casistica, dove si prevede un caso e poi si prospetta la soluzione, e che si snoda attraverso il binomio ascoltare/non ascoltare. I casi sono articolati in una sorta di crescendo che culmina nell’espulsione dalla comunità. La corretta interpretazione del testo è legata alla scelta della versione originale. Le alternative poste sono due: «se tuo fratello pecca» (come troviamo nei codici Sinaitico e Vaticano, i codici più autorevoli) oppure «se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te» (come appare nella maggior parte dei codici maiuscoli e minuscoli). Scegliamo la lezione più breve per la possibilità che apre di inglobare anche il caso di un peccato pubblico e non solo di un’offesa personale, e inoltre perché la seconda alternativa sembra piuttosto un’armonizzazione con il v. 21. Qui si parla di adelfós, «fratello», in un senso chiaramente ecclesiale, per indicare qualcuno che è in relazione ad altri grazie alla sua fede in Gesù. La natura di questa fraternità appare chiara in Mt 12,46-50, dove si diviene familiari di Gesù facendo la volontà del Padre. Venendo dunque meno a questa volontà si tradisce anche la fraternità. Per questo occorre intervenire per aiutare l’altro a rimettersi in carreggiata e ritessere il vincolo della fraternità, che sta alla base dell’essere chiesa. Di fronte al fratello che pecca, non si può restare passivi. Siccome non viene menzionato il tipo di peccato, si può comprendere che si faccia riferimento ad ogni tipo di peccato.
Il testo auspica così il ricorso all’ammonizione (il verbo impiegato è eléncho), che è un farsi accanto all’altro per riaccendere l’interruttore della sua coscienza. Se un tempo si ammoniva il prossimo per evitare la caduta (cf Lv 19,17 e a Qumran in CD IX,2-8), con l’insegnamento di Gesù appare chiaro che in realtà il fine del rimprovero è di guadagnare il fratello. Il verbo kerdàino, «guadagnare», che è impiegato solitamente per definire rapporti di tipo economico, indica il riscatto del fratello che ha sbagliato (e nella chiesa primitiva diviene un termine tecnico per indicare la conversione, cf 1Cor 9,19-22). Se il primo tentativo (a quattr’occhi) non va in porto, occorre prevederne un secondo, coinvolgendo però questa volta due o tre testimoni per aiutare chi ha sbagliato a prendere coscienza del proprio errore e ad assumersene le responsabilità. Viene così richiamata la prassi giuridica veterotestamentaria che prevedeva che, in un processo, fosse la presenza di due o tre persone ad accertare la verità dell’accaduto (cf Dt 19,15). Se anche il secondo tentativo fallisce, viene previsto il ricorso a tutti i membri della chiesa. Il termine ekklesia, che compare qui due volte e che era già apparso nella pericope della confessione di Pietro (Mt 16,18), designa il popolo convocato da Dio che ora però non è più costituito da un’etnia ben precisa, ma da quanti si pongono alla sequela di Gesù. Se il peccatore non si ravvede nemmeno dopo 1 intervento di tutta la comunità, allora sarà necessario un provvedimento dai fini pedagogici: gli sarà dato del «pagano» o del «peccatore», sancendo così con queste espressioni l’espulsione dalla comunità. A questa procedura seguono le motivazioni che fondano la prassi della correzione fraterna. Esse toccano una triplice dimensione: ecclesiale (relativa al potere che i discepoli hanno, in cielo e in terra, di sciogliere/ legare e, in questo caso specifico, di sanzionare/riconciliare), spirituale (la preghiera comunitaria e comunionale ottiene tutto) e cristologica (Gesù abita la comunione ecclesiale). Il potere di sciogliere e legare, facoltà che Gesù aveva concesso pubblicamente a Pietro (cf Mt 16,19), ora si estende a tutta la comunità. L’autorità ecclesiale quindi fa in modo che sia ratificato in cielo ciò che viene deciso sulla terra.
La fecondità della comunione nella preghiera (vv. 19-20) – Il testo rivela una verità sconvolgente: Dio si accorda con quanto decide l’ekklesia. Non solo Dio ratifica tutto ciò che viene deciso sulla terra, ma ascolta pure le preghiere dei credenti e concede i suoi doni a coloro che vivono tra loro in “sinfonia” e sanno avanzare a Dio richieste concrete, attraverso la confidenza propria della preghiera. Il verbo synfonéo del v. 19 rimanda proprio a un’esperienza di comunione e accordo. Nel v. 20, poi, Gesù dichiara di farsi presente in mezzo a quanti, sintonizzati tra di loro (il verbo del radunarsi presenta ancora la preposizione syn ed è synágo), si pongono all’ombra del suo nome. In Mt 18,2 è il bambino che sta in mezzo ai discepoli, ora Gesù dice di sé che sta in mezzo alla sua chiesa, per beneficarla con i tesori del Padre. Una chiesa che vive la conversione e l’infanzia spirituale, che testimonia la coerenza, che sa incoraggiare e supportare il cambiamento e la conversione, che sa correggere e sperimenta nella preghiera la sinfonia generata da reali vincoli di comunione, diventa il luogo privilegiato della presenza di Dio sulla terra.
Rosalba Manes