30ª DOMENICA T.O. – ANNO C
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Canto
Atto penitenziale
Signore, che non usi parzialità con nessuno e non trascuri il grido dei sofferenti, abbi pietà di noi.
Signore, pietà!
Cristo, che stai vicino e dai forza a chi annuncia con coraggio e generosità il tuo vangelo, abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!
Signore, che colmi della tua giustizia chi si affida a te, senza vantare nei tuoi confronti le proprie opere, abbi pietà di noi!
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell’umile, guarda a noi come al pubblicano pentito, e fa’ che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia, che da peccatori ci rende giusti. Per il nostro Signore Gesù Cristo che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sir 35,12-17.20-22
Dal libro del Siracide
Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
Parola di Dio.Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 33 (34)
Rit. Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Rit.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Rit.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.
Rit.
Seconda Lettura 2Tm 4,6-8.16-18
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Cf. Mt 11,25
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 18,9-14
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
(si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Chiunque si
esalta sarà umiliato
e chi invece si umilia
sarà esaltato
La nostra preghiera di oggi
Come il peccatore nel tempio, ci rivolgiamo a Dio coscienti della nostra indegnità.
- Padre, tu che vuoi la misericordia verso gli uomini prima delle preghiere del culto,
– fa’ che la tua Chiesa si sieda alla tavola dei poveri e dei peccatori. - Padre, noi non sappiamo pregare né sappiamo cosa domandare:
– insegnaci che la vera preghiera è innanzitutto ascolto della tua Parola. - Padre, noi siamo tentati di giudicare gli altri:
– insegnaci a riconoscere la nostra realtà di peccatori. - Padre, noi siamo tentati di giustificarci e innalzarci:
– donaci la capacità di accogliere le correzioni e di scegliere la via dell’umiltà. - Ti preghiamo per i nostri ragazzi che oggi vengono cresimati,
– lo Spirito che ricevono li porti sempre più a scoprire il tuo amore che Gesù ci testimonia. - Padre, Gesù ci hai insegnato a credere nella resurrezione e nella vita eterna:
– accogli nella gioia del tuo Regno Cristina, Pasquale, Clementina, Antonio, Liliana e tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli defunti.
(Tutti): O Signore, che esalti gli umili ed abbassi i superbi, concedi a noi di non presumere mai di essere giusti e di poterci salvare con le nostre forze, ma di confessare come il pubblicano i nostri peccati per essere giustificati da te. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Il pubblicano si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». E tornò a casa sua giustificato. (Lc 18,13-14)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Il fariseo si pone davanti a Dio senza lasciare spazio alla sua opera di grazia e al suo dono. La nostra preghiera chiede allora la capacità di fare spazio a Dio affinché egli realizzi in noi il suo progetto di amore. Leggi Matteo 6,5-8 e 1Pietro 5,6-11.
Letture di domenica prossima, XXXI del tempo ordinario
Sapienza 11,23-12,2; Salmo 144; 2ª lettera ai Tessalonicesi 1,11-2,2; Luca 19,1-10
Lasciarci incontrare nelle nostre miserie – J. Corbon
Attraverso questa parabola, Gesù vuole gettare luce su una scena che noi recitiamo ogni giorno sul palcoscenico del nostro teatro interiore: quella in cui compiamo dei veri e propri virtuosismi per giustificarci. In questo primeggiamo, sia come registi, sia come attori. Giustificarsi significa da un lato considerarsi giusti e apparire tali, e dall’altro vuol dire anche rendersi giusti quando si è agito male o quando gli altri ritengono che abbiamo agito in tale modo.
Nel primo modo di intendere la nostra giustificazione, considerarci giusti è una cosa per noi davvero essenziale, è la nostra immagine ideale, e dal momento in cui tale immagine cominci a essere un po’ scalfita, soprattutto dagli altri, ma anche a opera della nostra stessa coscienza, allora con un movimento istintivo ristabiliamo l’equilibrio, come quando mentre stiamo camminando inciampiamo in qualche ostacolo: “No! Sono davvero quello che voglio essere, dunque ho ragione, sono giusto!”.
Nell’altro modo di intendere la nostra giustificazione, la sceneggiata si spegne sul nascere, perché si può ridiventare giusti solo quando si riconosce di non essere stati tali. Ebbene, una simile ipotesi, sul nostro palcoscenico, non siamo disposti ad accettarla. Se non ne siamo convinti, chiediamo agli altri quanto tempo passiamo a giustificarci davanti a loro anche per la più piccola bazzecola. È incredibile! In questo teatro, giriamo in tondo su noi stessi sprecando energie; soprattutto, però, non amiamo. Ritocchiamo, imbellettiamo la nostra bella immagine guardandoci allo specchio, ma ciò non cambia nulla alla realtà!
Noi siamo a immagine di Dio. Quando vediamo che abbiamo agito male, ci è insopportabile la visione del nostro disaccordo con l’ideale di perfezione che ci eravamo fatti: perdiamo la faccia davanti agli altri. È una cosa insopportabile, che diventa motivo di molte miserie, dapprima per il nostro equilibrio interiore, ma poi soprattutto per quelli che entrano in rapporto con noi.
Si dice in questa parabola che “chi si umilia, torna a casa giustificato”. Perché? Lo si può capire unicamente in Gesù, ed è per questo che è lui a parlarci in questo frangente. Egli è l’unico, lui, il nostro Dio, splendore del Padre e immagine del Dio invisibile, ad abbassarsi, a partire dall’incarnazione, per assumere tutto ciò che siamo, comprese le nostre miserie e i nostri peccati, e ad abbassarsi fino al punto estremo della nostra morte: ecco la Pasqua, quale ci è rivelata dall’icona della discesa agli inferi. Per incontrarci, per esaltarci assieme a lui, Gesù scende nelle nostre profondità e rimane sempre presente in esse. Se lo cerchiamo su quel piano più elevato nel quale siamo idealmente magnifici ‑ ma allora stiamo cercando noi stessi ‑, non lo incontreremo mai. Egli ci fa scendere nel nostro cuore: è lì che ci aspetta.
Ed è una discesa senza fine, perché è in questo che sta la nostra meraviglia: siamo una capacità infinita di Dio, una capacità di amare a sua immagine, di un amore sempre nuovo, senza limiti. Ma per diventare somiglianti al nostro Dio che è amore, bisogna riscoprire ogni volta che non amiamo, che non sappiamo amare. Non vi è nulla di disonorevole in questo, anzi: è allora che potremo davvero diventare autentici, e la verità ci farà liberi. La verità, però, di per sé non libera: l’umiltà non è un’operazione mentale, ma è rimettere i piedi a terra, sull’humus della nostra realtà.
Noi non diventiamo umili completamente da soli, altrimenti saremmo persi, come sulla luna. No, basta esser là, davanti al Signore che si sporge verso di noi per attrarci verso il Padre e darci la vita. Essere umili è riconoscere lui, offrendo noi stessi alla sua misericordia. Spesso pensiamo che essere umili voglia dire riconoscere i nostri torti: ma allora siamo ancora sul nostro palcoscenico, in un circolo vizioso. Essere umili è riconoscere nella fiducia colui che è il solo a essere amore, il solo ad amare gli uomini, e ad amarli in quella condizione di miseria nella quale essi non sanno, né possono amare. È questo infatti essere peccatore, molto più che contravvenire alla nostra coscienza morale: è non amare. Solo Gesù può farcelo scoprire, ma proprio per darci l’amore con cui poter poi amare a nostra volta. Ecco la liberazione, la nostra esaltazione presso il Padre.
Chiediamo allora al suo Spirito santo di insegnarci ad amare la verità. Essere veri non significa soltanto vedere ciò che si è, ma è amare la verità e colui che in noi è la verità. L’umiltà è fiduciosa, ed è per questo che essa è l’inizio dell’amore. Entriamo dunque risolutamente nel cammino pasquale, con il desiderio di essere veri nella fiducia e nell’amore.