19ª DOMENICA T.O. – ANNO C
Ricordati di mettere il cellulare in modalità “aereo” per non disturbare e non essere disturbato.
Canto
Atto penitenziale
Signore, tu sei venuto per cercare e salvare ciò che era perduto. Senza di te noi siamo pecore smarrite: vieni a cercarci.
Signore, pietà!
Cristo, tu sei venuto non a chiamare i giusti ma i peccatori. Senza di te noi siamo schiacciati dalle colpe: vieni a perdonarci.
Cristo, pietà!
Signore, tu sei venuto non per essere servito ma per servire. Senza di te non c’è servizio autentico ai fratelli: vieni a illuminarci.
Signore, pietà!
Gloria
Colletta
Preghiamo.
Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.
O Dio, fedele alle tue promesse, che ti sei rivelato al nostro padre Abramo, donaci di vivere come pellegrini in questo mondo, affinché, vigilanti nell’attesa, possiamo accogliere il tuo Figlio nell’ora della sua venuta. Egli è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Sap 18,3.6-9
Dal libro della Sapienza
La notte [della liberazione]
fu preannunciata ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti
avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti
offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo
successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Salmo responsoriale dal Salmo 32 (33)
Rit. Beato il popolo scelto dal Signore.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Rit.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
Rit.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
Rit.
Seconda Lettura Eb 11,1-2.8-19
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Canto al vangelo Mt 24,42-44
Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia, alleluia.
VANGELO Lc 12,32-48
Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.
La professione di fede
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Dove è il vostro
tesoro, là sarà
anche il vostro cuore
La nostra preghiera di oggi
Gesù tu hai detto: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore». Ti invochiamo perché riponiamo in te il nostro cuore. Diciamo:
Signore, apri il nostro cuore alla tua volontà!
- Illumina la tua chiesa perché comprenda i segni dei tempi
– e abbia il coraggio della profezia e delle scelte radicali secondo il Vangelo. - Donaci, Signore, la perseveranza nell’ascoltare la tua parola e nel vivere secondo la tua volontà.
– Rendici vigilanti nel bene in attesa di incontrarci con te. - L’oscurità della storia umana creata dall’egoismo, dalle guerre e dalla violenza si apra all’alba di una vera liberazione
– nella solidarietà e nella pace fra popoli di culture diverse. - Dona a tutti di vincere le proprie paure, le proprie indecisioni.
– Donaci la fede di Abramo, per essere pronti a fare la tua volontà senza calcoli e senza riserve. - Rendi la nostra comunità sempre più unita nel tuo nome:
– sia sempre disponibile ad essere segno della tua misericordia e dell’attesa gioiosa della tua venuta. - A noi che facciamo memoria della tua morte e resurrezione dona di preparare e attendere l’incontro con te,
– a Renza e a tutti i nostri fratelli che sono morti accorda la pace del tuo regno eterno.
(Tutti): Signore Dio nostro, che ci hai chiamati a far parte del tuo Regno, concedi a noi di vivere in fraternità e insegnaci a donare liberamente a chi è nel bisogno. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto all’offertorio
Santo
Agnello di Dio
Antifona alla comunione
Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:
Siate pronti, simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze. (Lc 12,35-36)
Comunione
Canto finale
Per la preghiera a casa
Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Sulla vigilanza: Matteo 24,36-44 e 25,1-13; 1Corinzi 7,29-31; 1Tessalonicesi 4,13-5,26. Sulla fedeltà: Filippesi 1,21-30; Ebrei 13,7-19.
Letture di domenica prossima, XX del tempo ordinario – anno C
Geremia 38,4-6.8-10; Salmo 39; Ebrei 12,1-4; Lc 12,49-53
Vivere nell’attesa (di Mario Serenthà)
L’evangelo di Luca raggruppa diversi detti di Gesù riguardanti i temi della vigilanza e dell’attesa: ci vengono date indicazioni sul modo di vivere il presente in relazione al futuro, in rapporto al ritorno del Signore. «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Non temere piccolo gregge». Il primo messaggio è un invito a non avere timore. Spesso nel passato il discorso sul ritorno del Signore, sul giudizio finale, era un discorso svolto sotto il segno della paura: paura perché Dio è un giudice cui nulla sfugge. E invece Gesù ci dice che ci aspetta un futuro positivo, perché aspettiamo un padrone che si farà nostro servo: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli». Attendiamo un Signore che ci inviterà a condividere la sua responsabilità, ci chiamerà alla piena comunione di vita con Lui: «Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro: In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi».
Potremmo obbiettare che a noi il futuro sembra oscuro: «Bisogna avere fede», ci risponde la II lettura. Anche molti personaggi dell’Antico Testamento avevano davanti un futuro difficile e incerto, ma ebbero fede, e alla fine videro l’adempimento delle promesse. Così Abramo, così sua moglie Sara, così Isacco, così Giacobbe: ci ricorda il brano della lettera agli Ebrei. Bisogna essere con le lucerne accese e con le cinture ai fianchi, pronti a partire, com’erano gli Israeliti la antica notte dell’Esodo, pronti per il loro viaggio verso la libertà. Dice ancora Gesù: «Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate». Sembra quasi che il Signore aspetti per venire quando tu non sei pronto: come il ladro, appunto. In realtà non è così: il Signore viene quando deve: il problema non è quando viene Lui, il problema è come vivi tu. Se tu vivi distrattamente … pensando a te e non agli altri… senza mai dare nulla in elemosina… allora, quando verrà ti troverà impreparato. Ma non perché Lui aspetta a venire quando tu non sei pronto: bensì perché tu non vivi in maniera degna dell’incontro con Lui. In questo modo il Signore verrà quando tu non l’aspetti: ma perché tu non l’aspetti comunque, pensi a ben altro invece che al Signore. Il problema non è il Signore: il problema siamo noi.
Gli esegeti annotano comunemente che San Luca scrive questa pagina evangelica per comunità cristiane dove si è perso il senso dell’attesa, della vigilanza; dove sono scemate le aspirazioni per i beni celesti: «Fatevi borse che non invecchino, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore». Comunità cristiane che rincorrono i beni della terra: mangiano, bevono, si divertono, come se non ci fosse altro da attendere. Ora, di fronte a comunità così, tutte ripiegate sui beni terrestri, San Luca non innesta il registro del timore, della paura. Non minaccia: «Cambiate vita, perché altrimenti finite male». San Luca richiama, invece, a una speranza più grande: ciò che ci sta davanti non è il castigo di Dio: ma la grandezza delle sue promesse, siamo figli di Dio: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno». Siamo commensali di Cristo: «In verità vi dico, si cingerà le vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli». È proprio perché la nostra speranza è davvero grande, che si deve vivere nella vigilanza, nell’attesa, e non ripiegati su se stessi, non appiattiti sul presente, non rinchiusi nelle proprie piccole prospettive. Bisogna allargare il proprio cuore: solo così ci si prepara all’incontro con il Signore.