15ª DOMENICA T.O. – ANNO C

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Canto


Atto penitenziale

Signore, crediamo di sapere già tutto ed è così che smettiamo di chiederci ancora cosa sia meglio fare. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!

Cristo, spesso calcoliamo quanto dare e non ci accorgiamo che stiamo risparmiando su ciò che ci rende felici. Abbi pietà di noi.
Cristo, pietà!

Signore, amare significa innanzitutto farsi prossimo agli altri, eppure molto spesso facciamo scelte secondo una logica individualista. Abbi pietà di noi.
Signore, pietà!

 

Gloria

 

Colletta

Preghiamo.

Ciascuno formula in silenzio la propria intenzione di preghiera.

Padre misericordioso, che nel comandamento dell’amore hai portato a compimento la legge e i profeti, donaci un cuore capace di misericordia affinché, a immagine del tuo Figlio, ci prendiamo cura dei fratelli che sono nel bisogno e nella sofferenza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura    Dt 30,10-14

Dal libro del Deuteronomio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Salmo responsoriale  dal Salmo 18 (19)

I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

 

Seconda Lettura    Col 1,15-20

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

 

Canto al vangelo         Gv 13,34

Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia, alleluia.

VANGELO  Lc 10,25-37

Dal Vangelo secondo Luca
Gloria a te, o Signore.
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.

 

La professione di fede

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. (si china il capo) Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

Chi è il prossimo?
Chi ha avuto
compassione.
Va’ e anche tu
fa’ lo stesso!

 

 

 

La nostra preghiera di oggi

 

Come il buon Samaritano non vogliamo chiudere gli occhi e il cuore davanti alla miseria e alla disperazione di interi popoli che soffrono per la guerra o per la fame. Le nostre speranze oggi le trasformiamo in preghiera impegnandoci ad assumere la carità come stile di vita.

  • Signore, non ci stanchiamo di pregare per i paesi più poveri del mondo: fa’ che i popoli oppressi e schiacciati dallo sfruttamento dei potenti avvertano la tua compassione per questa umanità ferita;
    – suscita una profonda reazione nelle nostre coscienze che troppo spesso sono passate indifferenti di fronte a tale sofferenza.
  • Signore, rompi quel sistema di interessi internazionali che lega i potenti della terra a non risolvere i conflitti e a non permettere lo sviluppo dei poveri della terra.
    – Il tuo Spirito guidi ognuno di noi ad una autentica solidarietà.
  • Signore, aiuta l’umanità a vivere nell’armonia con il creato. Il tuo Spirito guidi i governanti a rafforzare l’azione di tutela dell’ambiente
    – a noi doni la gioia di riconoscerlo come tuo dono.
  • Signore, demolisci l’economia che sottomette la politica alla logica dell’interesse. Il tuo Spirito guidi i governanti a costruire una economia solidale
    – e aiuti ognuno di noi a liberarci dalla schiavitù dell’accumulare tesori sulla terra.
  • Signore, ispira parole e gesti di speranza a coloro che accompagnano i fratelli verso la morte, dona la pace del tuo regno a Anna Lisa, Valentina e a tutti i nostri fratelli che sono già morti.
    – conferma in noi la speranza che risorgeremo insieme a vita nuova.

(Tutti) Signore, che ci conduci oggi sulla strada dell’amore attento e disinteressato, aiutaci a scoprire il tuo volto in ogni nostro fratello e piega la nostra fede ad un amore sempre più vero alla vita di ogni uomo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

Canto all’offertorio

Santo

Agnello di Dio

 

Antifona alla comunione

Prima di accostarci al Pane Eucaristico, facciamo memoria del Pane della Parola che abbiamo ricevuto dicendo insieme:

Il buon samaritano ebbe compassione. «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». (Cf. Lc 10,37)

 

Comunione

Canto finale

Per la preghiera a casa

Orientamenti per la preghiera
Leggere nella bibbia: Nella Bibbia possiamo leggere la descrizione della carità in 1Corinzi 13 e le raccomandazioni pratiche del cap. 13 della Lettera agli Ebrei.

Le letture di Domenica prossima, sedicesima del tempo ordinario – anno C
Genesi 18,1-10; Salmo 14; Colossesi 1,24-28; Luca 10,38-42

La parola in noi
Il brano della prima lettura di oggi, nella sua seconda parte, esprime un’idea molto importante, simile alle intuizioni di certi profeti sulla nuova alleanza, e cioè: la legge di Dio, il suo adempimento da parte nostra, soprattutto l’adempimento del suo comandamento fonda­mentale (quello della conversione d’amore a Dio) non è una conquista difficile, un’impresa da scalatori di vette o da navigatori solitari: essa dipende innanzitutto da una «parola» di Dio presente nel nostro «cuore» e già posta sulle nostre «labbra»! È quella «parola» di Dio scritta nella storia così straordinaria del popolo di Israele, nella storia del mondo, nella creazione, nell’esistenza stessa di ognuno di noi (ricordiamo: secondo Genesi 1 anche ciascuno di noi esiste perché Dio «disse» e fummo creati).
È vero che non tutto «parla» chiaro nella storia nostra e del mondo, e certe volte questa nostra storia ci fa chiedere se Dio davvero «parla», anzi se esiste! Ma è ancora più vero che mondo, storia, esistenza non si possono spiegare da soli e da soli non ci possono dare speranza; anzi troppo spesso ci parlano di morte, di limiti, di sbagli, di orrore, di paura. Per la Bibbia (ma anche per il buon senso), solo un orgoglioso può dire di essersi fatto da solo, di sapersi costruire da solo, di poter dare nuova vita al mondo con le sole forze naturali e umane. Ma per la Bibbia (e per il buon senso) l’orgoglio è la prima e maggiore stupidità: solo chi non sa o non vuole guardarsi addosso può permettersi il lusso di essere uno stupido orgoglioso.
Dunque noi esistiamo come eco di una «parola» di Dio, e riconoscerlo non è difficile; si tratta di mettersi umilmente in ascolto del nostro stesso «cuore» e di lasciare che le nostre «labbra» si aprano alla sua lode, alla professione della fede in lui. I sedicenti «atei» (lo siano davvero o no) avrebbero qui da riflettere.

La nostra risposta personale
Ciò che il Deuteronomio aveva intuito, la lettera ai Colossesi riprende e precisa. Tutto dipende da quella «parola» di Dio che si chiama Gesù Cristo: è lui la prima «immagine» di Dio, riflessa a sua volta in tutte le creature e in particolare nell’uomo; tutto continua ad esistere in dipendenza da Gesù Cristo, esiste orientato a lui, chiamato in lui e per lui a una grande speranza: quella della
risurrezione, della riconciliazione e comunione con Dio stesso, dell’armonia piena dell’uomo con Dio, con l’altro uomo, con tutto il creato!
È questa una pagina di grande speranza e gioia per la chiesa suo «corpo», un messaggio che la chiesa deve annunciare a tutto il mondo con la sua parola e la sua vita.
Anche questa pagina quindi insinua l’idea che noi siamo già per natura una risposta a Dio che ci ha creati in, per mezzo e in vista di Gesù Cristo; tanto più è risposta a lui ciò che noi faremo come adesione personale alla sua «parola» presente in noi e già operante in noi. Che cos’è, in sostanza, questa nostra risposta personale alla «parola» di Dio già operante in noi? La pagina del Vangelo lo dice, riprendendo e precisando la legge mosaica.
Un uomo della legge, uno di quegli «scribi» ben a conoscenza della legge di Dio ma sempre esposti al pericolo di soffocarne lo spirito sotto i cavilli della lettera o di una casistica alla ricerca di alibi e limitazioni egoistiche, interroga Gesù… Gesù lo rimanda alla legge e ne apprezza la risposta. A questo punto il dottore della. legge tira fuori il suo problema, il suo caso: chi è il mio «prossimo» da amare? Fino a che punto deve arrivare il mio amore? Entro quali confini deve stare la mia carità, entro quelli di Israele, della razza, della nazione, della classe?
La risposta di Gesù è la famosissima parabola. In essa spicca il contrasto tra due uomini dedicati per professione al culto di Dio e un samaritano, che le tradizioni umane di allora escludevano dal tempio santo di Gerusalemme e dalla comunità di Israele. I primi due dimostrano che la loro professione cultuale era senza «cuore»; l’altro dimostra di avere un «cuore» grande: ne è segno l’interrom­pere il suo viaggio, l’avvicinarsi al poveraccio, il prendersene cura ben al di là delle usanze, delle convenienze, dei propri interessi, della stessa legge mosaica.
La simpatia di Gesù e quella stessa del suo interlocutore vanno al buon samaritano: questi infatti si è dimostrato «prossimo» di quel malcapitato, cioè amico, vicino, di aiuto; senza guardare il colore della sua pelle o i segni della sua classe o altro, il samaritano si è dato da fare per quel viandante: «ha avuto compassione di lui».

Un amore senza discriminazioni
A questo punto è sottintesa  una prima risposta al problema «chi è il mio prossimo» (da amare)?: tuo prossimo è chiunque abbia bisogno di te, a qualunque razza, nazione, classe appartenga. Già questo era una novità per allora; ma Gesù va più avanti e propone il buon samaritano come modello di azione. Anche perché il buon samaritano rappresentava ciò che Gesù era e stava per fare: rendersi «prossimo» di tutta l’umanità pagando di persona ben oltre i nostri meriti, ben oltre le convenienze sociali nostre, ben oltre i discorsi sui diritti e sugli interessi……
Alcune piste per la rilettura e l’applicazione all’«oggi» possono essere le seguenti.
La chiesa (ogni cristiano) è chiamato ad essere «buon samaritano» nel mondo, seguendo Gesù, partendo dall’ascolto di lui (come ci sarà richiamato esplicitamente nel Vangelo di domenica prossima); anche quando il mondo è ostile alla chiesa e questa sente la tentazione di affrettare il passo verso Dio e il suo culto, essa non può sfuggire al suo incontro di amore con l’uomo che sta sul suo cammino. La routine della professione (sacerdotale anche), la stanchezza e l’amarezza del lavoro faticoso e poco considerato, la fretta per altri impegni….. ci possono far diventare «sacerdoti» e «leviti» senza «cuore». Il miraggio o la buona intenzione di arrivare al «terzo mondo» (ciò che è pur valido e necessario) può far da alibi al nostro dovere di fermarci innanzi tutto presso il più immediato e quotidiano compagno di viaggio (coniuge, genitori, figli, compagno di lavoro, vicino di casa…..). La distinzione tra coetanei e non, tra simpatici e antipatici, tra i compagni di «classe», di idee, di interessi e gli altri ci può far assomigliare molto da vicino ai due addetti al culto, capaci di amare solo chi vogliono, cioè, in fondo, solo se stessi.
(dal testo “La Parola pregata” – Daniel Attinger)